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“Razzista e sessista”. L’attacco della sinistra è incredibile. Indovinate con chi se la son presi questa volta?

Pubblicato il 15/02/2023 10:22
Tomaso Montanari inno Italia
Tomaso Montanari

Non è di certo nuovo a sparate strampalate che fanno venire l’urticaria solo a sentirle, ma stavolta – è il caso di dirlo – forse ha davvero esagerato. Tomaso Montanari ha preso di petto nientepopodimeno che l’inno d’Italia, il canto degli italiani. Lo spunto gli è venuto commentando, come hanno fatto tutti, il festival di Sanremo. Lo storico dell’arte ha sentito la necessità di aggiungere la sua cavalcando l’onda delle polemiche. Montanari ha accennato a un legame tra le cariche dello Stato espresse dal nuovo governo Meloni (come Ignazio La Russa alla Presidenza del Senato) e l’esecuzione dell’inno d’Italia dal palco dell’Ariston nella serata della finalissima. Il rettore dell’Università per stranieri di Siena sostiene che il nostro inno nazionale sia “triste” e “patriarcale”, perché menziona i fratelli e non le sorelle. Ma vi sa una cosa normale? Ma non è tutto. Tenetevi forte… (Continua a leggere dopo la foto)
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Per Montanari l’inno d’Italia è anche “vittimista” e – udite udite – “xenofobo”. L’ultimo aggettivo ovviamente non poteva mancare, dato che la sinistra lo usa come il prezzemolo, mettendolo un po’ dappertutto, rischiando così (se non lo ha già fatto) di far perdere di valore e significato a una cosa davvero gravissima come la xenofobia. Secondo Tomaso Montanari questo si può asserire perché l’inno di Mameli celebra la vittoria di Scipione l’Africano su Cartagine. E aggiunge anche che sarebbe un canto “schiavista” perché la chioma “tagliata” della Vittoria sarebbe allo stesso tempo riferimento sia allo sfruttamento che alla misoginia. Tiè. Chi più ne ha più ne metta. Ma non vi sembra che manchi anche qualcos’altro caro alla sinistra? Beh, certo: il riferimento al fascismo. (Continua a leggere dopo la foto)

Poco importa, per Tomaso Montanari, se l’inno d’Italia fu simbolo del Risorgimento. Lo bacchetta Daniele Dell’Orco su Libero: “Grave, visto che per un accademico la contestualizzazione storica è l’abc. E non menziona minimamente né lo spirito mazziniano del suo autore, né il fatto che sia i sabaudi che gli austriaci lo proibirono fino alla Grande Guerra, a riprova del suo sfondo anti-imperialista, né che la sua ispirazione fu giacobina”. Montanari invece va oltre, sostenendo addirittura che questo canto sia persino nemico della Costituzione… (Continua a leggere dopo la foto)

Strano, perché lo cantarono proprio i padri costituenti al termine dell’Assemblea che approvò la nostra Carta. E poi: che c’entra l’Inno di Mameli con il fascismo? Lo sa solo lui. Non sa, invece, che – ricorda ancora Dell’Orco – il canti venne inserito tra i brani che nel 1932 vennero proibiti dalla «direttiva Starace». Insomma, fosse stato uno studente e non il rettore dell’Università, a Tomaso Montanari sarebbe stato detto, in sede d’esame, “si ripresenti la prossima volta”.

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