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Tasse e burocrazia, l’Italia è la più vessata d’Europa (e non solo). Ecco i dati

Pubblicato il 06/10/2020 10:22 - Aggiornato il 06/10/2020 10:44

Che l’Italia sia il Paese per eccellenza delle tasse e della burocrazia lo sanno perfino i muri. Basta guardare alcuni dei dati che riportiamo di seguito per avere l’idea di quanto il nostro Paese sia impantanato nelle logiche sbagliate. Non solo è “la più vessata d’Europa”, come riferisce il Tempo, ma risulta anche tra le peggiori rispetto ad altri Paesi nel globo. Uno tra i dati più significativi è quello riguardante il total tax rate, ossia la percentuale di denaro sui ricavi di imprese e professionisti che se ne va in tasse. Il 64%, stando alle stime di Unimpresa, contro il 41% del resto di Europa e il 43% dell’intero mondo. Il 64% è una percentuale importante: professionisti e imprese devono dirottare per pagare le tasse ben più della metà dei ricavi.

L’elenco non si limita a questo. Il nostro Paese gode di una pessima situazione anche per quanto riguarda i tempi dedicati agli adempimenti fiscali. Secondo lo studio realizzato dalla Banca Mondiale, Pwc e Ifc, abbiamo il primato. Le nostre imprese dedicano 269 ore l’anno, contro la media europea di 179 e 268 nel mondo (nel mondo dove vengono considerati ovviamente anche i Paesi fortemente arretrati).

Per avere una giusta visionde della situazione, bisogna prendere in considerazione anche il dato che rappresenta la pressione fiscale totale in rapporto al Pil: secondo i dati Istat, l’Italia arriva al 41,8%. Anche in questo caso siamo sopra il dato medio europeo che corrisponde invece al 40,2%.

Nel nostro Pease l’80% dei cittadini vive in casa di proprietà, la pressione sugli immbobili è del 6,5% contro il 5,8% dell’Ocse. Se spostassimo la lente di ingrandimento per osservare i dati che invece riguardano le tasse pagate dal lavoratore e il costo del lavoro, i dati anche in questo contesto non migliorerebbero. Secondo il “Taxing wages 2020”, che si riferisce all’anno 2019, il nostro Paese è al terzo posto con il 48% tra i Paesi che fanno parte dell’organizzazione, mentre la media risulta al 36%.

Siamo degli instancabili e inguaribili produttori di norme: tra livello centrale e regionale, il nostro Paese conta 160mila norme. Quanta differenza può esserci tra noi e ad esempio un Paese come la Francia o la Germania o il Regno Unito? Tantissima -ovviamente-. 160mila, il nostro dato, contro rispettivamente 7mila della Francia, 5500 della Germania e appena 3mila del Regno Unito.