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I tappi non si staccano più dalle bottiglie, ecco perché. La nuova misura green: è davvero la soluzione?

Pubblicato il 23/07/2023 13:30

Alle volte, anzi spesso, viene il dubbio che ci prendano in giro. E non basta dire Ce lo chiede l’Europa per giustificare misure di cui francamente non si avvertiva la necessità. Già abbiamo scritto innumerevoli volte della nuova ossessione Green dell’Unione europea  e del dogma della sostenibilità ambientale. Peccato, però, che in ragione di tali buoni propositi si promuovano misure inique e controproducenti – requisire la terra agli agricoltori per tutelare la biodiversità, sdoganare gli Ogm, imporre un costosissimo efficientamento enegetico – o, in altri casi, davvero risibili. A meno che non si pensi di cambiare il mondo attraverso i tappi delle bottiglie monouso. Per il momento saranno felici tutte quelle mamme e quelle nonne che, solitamente, ricordano che “Non si beve alla bottiglia”: con i nuovi tappi sarà davvero scomodo e difficile. Sicuramente il lettore avrà sentito parlare dell’ultima trovata di Bruxelles: la Direttiva che dal luglio 2024 renderà obbligatori i tappini ethered (legati) per le bottiglie in plastica di acqua o di altre bevande. I tappi delle bottiglie di plastica non possono più essere rimossi del tutto, grazie alla soluzione del tethered cap (“tappi attaccati”), che lega saldamente il tappo alla bottiglia attraverso una linguetta più spessa. L’obiettivo è ridurre la plastica dispersa nell’ambiente, soprattutto marino, dell’Unione europea. Tuttavia, in questo nuovo sforzo Green, le mega-aziende inquinanti non vengono mai investite da alcuna misura decisa a Bruxelles. (Continua a leggere dopo la foto)
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tappi non si staccano bottiglie

La Direttiva Ue

L’introduzione di questo tipo di tappi, al momento a libera scelta dei brand produttori di bottiglie, diventerà un obbligo il prossimo anno come disposto dalla Direttiva 904 del 2019, che prevede l’obbligo di tethered caps per tutti i contenitori di bevande in PET di capienza inferiore ai tre litri. Lo scopo è quello di ridurre la quantità di rifiuti plastici che finiscono dispersi nell’ambiente e che si degradano, dando origine a pericolose microplastiche. I tappi, infatti, tendono a separarsi dalle bottiglie e a disperdersi più facilmente nell’ambiente a causa delle loro dimensioni contenute. Eppure, nessuno si è domandato se il vero problema non siano i tappi di bottiglia quanto, piuttosto, le bottiglie stesse. Questo non lo diciamo noi, basti osservare le stime del rapporto dell’Istituto universitario delle Nazioni Unite per l’ambiente idrico e la salute (UNU-INWEH) e la canadese McMaster University: l’industria dell’imbottigliamento dell’acqua nel 2021 ha prodotto circa 600 miliardi di bottiglie e contenitori, l’85% dei quali non sono stati riciclati e hanno raggiunto le discariche. Frattanto, in uno sforzo di marketing, già la Coca Cola ha abbracciato la nuova causa green, lo stesso dicasi per alcune aziende italiane come la San Benedetto. Si stima che per ogni 3 metri di plastica che si rompe vengono rilasciati dai 10 ai 30 nanogrammi di frammenti di plastica. (Continua a leggere dopo la foto)
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Le reazioni

Tali frammenti di plastica finiscono, poi, facilmente nel terreno e nel mare, costituendo un rischio per gli animali, l’uomo e tutti gli ecosistemi connessi. Ma basteranno i tethered caps a preservare il nostro pianeta? Qualcuno ne è davvero convinto? Ne è convinto, ad esempio, il presidente e AD del gruppo Acqua minerale San Benedetto, Enrico Zoppas: “Siamo orgogliosi di aver introdotto questa innovazione che potrà evitare a dispersione dei tappi nell’ambiente e agevolarne il riciclo”.

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