Neanche il tempo di lanciarlo che il Super Green pass si è già rivelato un mezzo disastro, a essere buoni. Non solo le tante proteste degli italiani che hanno visto ancora una volta calpestati i propri diritti, costretti di fatto a vaccinarsi da un vero e proprio obbligo mascherato, ma anche delle magagne burocratiche e amministrative non di poco conto. Come vi abbiamo raccontato sulle pagine del Paragone, infatti, continuano a moltiplicarsi i casi di persone risultate positive al Covid ma alle quali non viene di fatto revocato il pass. Libere, teoricamente, di uscire di casa, frequentare locali e contribuire alla diffusione del contagio.
Un bel problema che rischia di avere conseguenze molto pericolose. Tanto da costringere il governo a correre frettolosamente ai ripari. Come raccontato dalla Stampa, il ministero della Salute ha infatti già precisato di essere “pronto ad attivare il sistema di revoca temporanea della certificazione”. Per il quale, però, ora sarà necessario il via libera del Garante della privacy, chiamato a pronunciarsi nei prossimi giorni.
Al momento, né le norme europee né quelle adottate dai vari Paesi prevedono la possibilità di annullare, per quanto in maniera temporanea, la certificazione virtuale regolarmente ottenuta da un cittadino. Mentre chi è positivo al virus commette un reato a tutti gli effetti in caso di violazione della quarantena. Il paradosso del Super Green pass ancora valido per chi è stato colpito dal Covid, però, è al momento ancora lì, sotto gli occhi di tutti: il problema è nella difficoltà di comunicazione tra le aziende sanitarie e il ministero della Salute, che avrebbe dovuto istituire e aggiornare una sorta di “black list” dei nuovi contagiati, collegata all’app VerificaC19. Se qualche nome sfugge, però, i pass continuano a risultare validi, con testimonianze ormai in ogni Regione d’Italia.
E così, secondo La Stampa, Roberto Speranza potrebbe preparare un’apposita circolare per trovare finalmente una soluzione. Già un mese fa, in occasione di un question time alla Camera, il ministro aveva spiegato che “il Dpcm 17 giugno 2021 ha previsto la possibilità della revoca delle certificazioni verdi, precedentemente rilasciate, per il periodo della malattia”. La mossa, dunque, era già in cantiere. L’Italia potrebbe così diventare il primo Paese europeo ad adottare un meccanismo di revoca. Prima, però, bisognerà aspettare la decisione del Garante.
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