Sono parole di sconforto quelle che emergono dagli esponenti dei sindacati balneari, i quali non sono stati ascoltati dal Premier Draghi, nonostante il Governo avesse delegato ben 5 Ministri per confrontarsi con le associazioni di categoria. Il Consiglio dei Ministri, ha infatti approvato all’improvviso, all’unanimità l’emendamento al DDL sulla Concorrenza che interviene sulle concessioni balneari – prevedendo, tra le altre cose, la messa a gara dal primo gennaio 2024 – provocando la rabbia di un’intero settore che, ad oggi, conta 30.000 imprese.
No “Constatiamo con profondo rammarico che non è stata data alcuna importanza alle proposte avanzate dalle Associazioni di categoria al tavolo tecnico interministeriale. In quella sede abbiamo presentato numerosi scritti di carattere tecnico-giuridico per chiarire che siamo concessioni di beni e non servizi ed è nelle facoltà dello Stato italiano stabilire quali e come disciplinare le categorie da escludere dalla Direttiva Servizi, ma nulla è stato recepito. Non è stata data rilevanza alcuna alla ricognizione delle concessioni demaniali esistenti al fine di valutare la sussistenza di una eventuale scarsità della risorsa che, lo ricordiamo e lo ribadiamo, rappresenta un presupposto imprescindibile per l’eventuale applicazione della Direttiva Servizi. Inoltre non è stata data rilevanza al legittimo affidamento di tutti quei concessionari che hanno conseguito un titolo concessorio nel momento in cui la normativa nazionale garantiva la continua validità della concessione demaniale e, conseguentemente, hanno operato scelte anche di vita in ragione della certezza di poter svolgere il loro lavoro – spiegano in un’intervista gli esponenti del sindacato “La Base Balneare”, che continuano – al tavolo avevamo chiesto di escludere dall’applicazione della Direttiva Servizi le concessioni rilasciate prima del 28 dicembre 2009, per le quali prevedere invece un congruo periodo transitorio in linea con la durata prevista da altre Nazioni europee come Spagna, Portogallo e Croazia; inoltre di riconoscere, in mancanza di una scarsità delle risorse, un periodo transitorio per le concessioni rilasciate in data successiva al 28 dicembre 2009. Con un testo normativo di questo tenore possiamo con certezza mettere la parola fine sul futuro delle attuali 30.000 imprese balneari e relativo indotto. Questo non lo possiamo accettare. Le disposizioni gettano nello sconforto un’intera categoria e migliaia di famiglie I balneari sono storia, Made in Italy, economia, imprese, lavoratori. Non possono essere salutati attraverso un emendamento che “liquida” il problema facendo del mero populismo anziché organizzare in modo serio una componente fondamentale del tessuto socio-economico del Paese” – ha concluso il sindacato de “La Base Balneare”.