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“Se saremo in tanti non potranno fermarci!”. Il 24 dicembre gli ambulanti scendono in piazza

Pubblicato il 21/12/2020 11:50 - Aggiornato il 21/12/2020 13:08

Un atto concreto, semplice, che invita tutti a prendere parte, per manifestare contro le decisioni del governo, “se saremo in tanti non potranno fermarci!”

Giancarlo Nardozzi, presidente nazionale del G.O.I.A. (Gruppo Organizzato Imprese Autonome) , insieme a AAPCAST e Ubat, comunicano l’importante decisione presa. Il 24 dicembre, alle ore 6.30, tutti nelle piazze per non rinunciare a quello che nei fatti è un diritto inviolabile della costituzione: il lavoro.

“Dopo la televendita del presidente del consiglio Giuseppe Conte, abbiamo preso la decisione di scendere nelle piazze, ognuno al proprio posto. Non abbiamo intenzione di creare caos, non vogliamo metterci contro i nostri clienti e i cittadini, non vogliamo provocare disordine. Ma non possiamo rimanere zitti. Dobbiamo tornare a lavorare!”

Da mesi le associazioni di categoria , invano, cercano di manifestare le grosse difficoltà economiche e aprire un dialogo con il governo. Le decisioni prese finora si sono rivelate “una grandissima presa in giro” che favorisce solo le grosse distribuzioni a discapito di “noi, piccoli commercianti, completamente abbandonati dalle istituzioni”.

“Il 24 dicembre alle 6.30 ci ritroveremo, ognuno ai propri posti, per tirare giù i banchi e fare la nostra giornata di lavoro. Non esiste che alle grandi distribuzioni sia data la possibilità di esercitare le attività e a noi no! Lo abbiamo già permesso troppe volte e se continueremo a stare fermi e zitti, consentiremo ai venditori di fumo di distruggere tutta la nostra categoria e il nostro lavoro”.

L’appello che lancia il presidente nazionale è rivolto a tutta Italia: “Chiedo a tutti i lavoratori di categoria e a tutti i direttivi delle altre Regioni di attivarsi, affinché tutti quel giorno siano nelle piazze… Se saremo in tanti non potranno fermarci!”

Nardozzi ribadisce: “Viviamo del nostro lavoro, non possono non consentirci di lavorare. Chi sono loro, che scrivono i Dpcm e decidono che la scarpa si può vendere e il tovagliolo no? Basta, non se ne può più! Ci costringono ad essere abusivi”.

A fine novembre le stesse associazioni si sono riunite in segno di protesta. La manifestazione a Torino ha coinvolto 3.000 lavoratori, ma nessuno ne ha fatto parola. Nardozzi ha concluso l’evento ringraziando “le Forze dell’ordine che stanno avendo una pazienza enorme” e dichiarando: “La vera forza dell’Italia è data dai lavoratori che con grande senso civico e senso del sacrificio si riuniscono nelle piazze e chiedono quello che è un diritto fondamentale: il lavoro”.

Durante una delle numerose proteste, avvenute nel corso dei mesi e in diversi luoghi (Mestre, Bergamo, Como, Terni…), un commerciante testimonia così la situazione tragica che rappresenta le difficoltà di categoria: “Il governo ci ha abbandonati non ci è stato vicino per niente. Ci hanno dato solo 600 euro in tre mesi. Come pensano che una famiglia possa mantenersi con 600 euro per tre mesi? Chi poteva, ha chiesto aiuto ai parenti, ma tanti altri non sapevano cosa fare! Che governo è questo che lascia i propri cittadini in queste condizioni?”