Altre sanzioni nei confronti di Putin? A parole, l’Europa sarebbe già in procinto di adottarle, sull’onda delle raccapriccianti immagini provenienti da Bucha, ennesima testimonianza dell’insopportabile orrore della guerra. In pratica, però, non è che così scontato che si proceda. Soprattutto, c’è prima da capire il modo migliore per muoversi senza danneggiare il Paese che dell’Ue è da sempre vero motore, la Germania, più che prudente prima di intraprendere passi che potrebbero poi rivelarsi pericolosi boomerang per la propria economia. Come da copione, gli altri Stati saranno chiamati ad adeguarsi una volta che Berlino avrà deciso.
Come spiegato da Carlo Tarallo sulle pagine della Verità, infatti, non tutti i Paesi Ue sono al momento disposti a dare il via libera “alla madre di tutte le sanzioni”, ovvero l’embargo totale delle fonti di energia dalla Russia. L’argomento è sul tavolo della riunione dei ministri dell’Economia europei, che si stanno incontrando in questi giorni in Lussemburgo, come confermato anche dal commissario Paolo Gentiloni: “C’è una discussione in corso, la Commissione dice sempre che per noi nessuna misura è esclusa. Quello che abbiamo visto a Bucha merita una reazione ulteriore”.
Tutti, insomma, sembrano orientati verso una presa di posizione netta, che faccia capire a Putin come il punto di non ritorno sia stato ormai superato. Quasi tutti, in realtà, visto che dalla Germania è invece arrivato un “no” all’ipotesi dell’embargo totale: “Vogliamo diventare il prima possibile indipendenti dalle importazioni dalla Russia – che spiegato il ministro delle Finanze Christian Lindner – e la Germania sosterrà ulteriori sanzioni verso Mosca, ma al momento non è possibili tagliare la fornitura del gas. Dobbiamo fare più pressione su Putin, isolare la Russia e tagliare i rapporti economici”.
Per arrivare a un embargo, però, “servirà tempo” ha chiarito Lindner. Una posizione che ha ovviamente scatenato la protesta di altri Paesi Ue, con la Polonia a criticare molto duramente le scelte della Germania. E che però, ovviamente, avrà un peso specifico determinante all’interno di un’Unione germanocentrica. L’Italia si è assunta le proprie responsabilità come e più degli altri Paesi, pagando a caro prezzo (con un boom senza precedenti nei prezzi del carburante durato giorni) le sue scelte. Se è però Berlino a tuonare, il sistema si paralizza. E le sanzioni, guerra o non guerra, passano in secondo piano.
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