Ricordate i proclami sul tornare ad investire sulla sanità pubblica? “Ce lo ha insegnato l’esperienza del Covid”. Bene, peccato che per la sanità pubblica, in realtà, sono previsti solo tagli. E tanti. Direte voi: taglieranno la spesa dei vaccini che ingrassa Big Pharma? No, ovviamente. E a dirlo non sono i complottisti, bensì Il Sole 24 Ore che anticipa “un documento che sta cominciando ad allarmare le Regioni italiane. Si tratta della Relazione tecnica allegata alla Legge di Bilancio, che contiene una insidiosa precisazione sui tagli alla Sanità, a partire dal 2023. Leggendo il testo della manovra non si capisce, diciamo a occhio nudo, che cosà accadrà. Occorre ricostruire i rimandi ad altri testi”. Il ragionamento, del resto, è logico: se aumenti la spesa in armi, da qualche parte i soldi dovrai pur prenderli, e di sicuro non sarà dal taglio agli acquisti di vaccini Pfizer… (Continua a leggere dopo la foto)
Ecco dunque che l’articolo 72 del documento tecnico sottolinea prima di tutto che «il fabbisogno standard è normativamente stabilito solo fino all’anno 2021». E poi si aggiunge che «dall’anno 2023 per effetto dei processi connessi alla riorganizzazione dei servizi sanitari anche attraverso il potenziamento dei processi di digitalizzazione, si prevede una minore spesa di 300 milioni di euro annui, con conseguente riduzione del livello del finanziamento». Una scelta che sta allarmando le Regioni italiane, considerando che proprio in questi mesi la Sanità è il settore più importante in cui investire. (Continua a leggere dopo la foto)
Spiega Il Sole: “Tradotto: il fondo sanitario nazionale dal 2023 dovrebbe avere, se questa impostazione verrà mantenuta, 300 milioni in meno. Certo, considerando che il fondo beneficia ad oggi di 120 miliardi, a cui nel 2021 se ne aggiungerà un altro, può sembrare una riduzione non così dura. Tuttavia va sottolineato che guardando lo schema illustrato nella stessa Relazione tecnica, per il 2022 e gli anni successivi non viene specificato l’ammontare del fondo. Si parla già di tagli permanenti da 300 milioni all’anno a partire dal 2023, ma non delle risorse complessive del fondo. C’è solo la sottrazione insomma, ma non il quantitativo totale da cui i 300 milioni verranno sottratti”. (Continua a leggere dopo la foto)
Conclude Il Sole: “I 300 milioni in meno non sono indicati come tagli, bensì come minore finanziamenti dovuti ad una migliore digitalizzazione. Un risparmio in sostanza, dovuto allo sviluppo delle nuove tecnologie. Che tuttavia ad oggi è difficile immaginare considerando che alcuni territori italiani non hanno neppure la banda larga diffusa”. E chi li vuole questi tagli? Facile: l’Europa. “La ragione di tale scelta è facilmente comprensibile alla luce delle regole europee. Nel 2023, su indicazione dell’Europa, questa tendenza andrà rivista con una programmazione correttiva, che dovrà riportare il rapporto tra deficit e Pil al 3%. In concreto, a 5 miliardi di tagli. O risparmi, se si preferisce definirli così”. ItalExit, subito.
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