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Riders, i nuovi schiavi. Partono le prime inchieste sul lavoro senza tutele

Pubblicato il 04/07/2020 13:26

Con una paga da miseria – pochi spiccioli per ogni consegna- una inquetante valutazione effettuata sulla base di un algoritmo, che se ‘sei stato bravo’ ti consente di avere priorità nella scelta delle fasce orarie, un meccanismo di punizione e nessun diritto, quello dei riders è schiavismo in chiave moderna.

Da un lato sei grandi società nell’ambito delle consegne tra cui Glovo, Justeat e Uber, dall’altro lavoratori privati di qualsiasi tutela, costretti a pagare tra i peggiori compromessi pur di avere un piccolo impiego tra le mani.

Su tutto il territorio nazionale si stanno conducendo delle indagini per interrogare i riders e capire come funziona la loro attività. I carabinieri, che aspettavano i riders nei luoghi abituali di ritrovo per le consegne, hanno sottoposto 26 domande a 1.149 di loro. Repubblica, venuta in possesso dei tre fogli, racconta i dati emergenti.

Inquietante è il meccanismo della piattaforma con una funzione punitiva: “Se un riders rifiuta consegne, perchè magari ne ha fatte troppe o perchè non riesce a sostenere il ritmo, viene castigato dalla piattaforma o trattenendo parte del compenso o riducendo le chiamate e dunque la possibilità di lavoro”. Obiettivo dei carabinieri è accertare l’esistenza di un rakning attraverso il quale viene valutata la prestazione lavorativa e quale criterio e conseguenze comporta”.

Repubblica racconta che in alcuni casi i lavoratori sono seguiti a distanza e obbligati pertanto ad avere il geolocalizzatore sempre attivo, anche quando non devono consegnare. Nel caso di Uber Eat è emerso invece che i lavoratori erano costretti a pagare una sorta di fitto per la dotazione dello zaino e che veniva imposta una cauzione -ritirata nel caso di danneggiamento.

Drammatico è invece il capitolo che riguarda la tutela previdenziale. Molto spesso accadono incidenti, anche molto gravi e le società non si prendono la minima responsabilità, oppure accade che i riders vengano rapinati e siano costretti loro a rimborsare i big.

I mezzi sono quasi sempre del lavoratore e le società non si occupano né della manutenzione né di effettuare controlli. Insomma i big non si fanno carico di nulla, i lavoratori non vengono tutelati in niente, sono solo messi nella condizione di dover sottostare alle rigide regole di schiavismo perchè ‘o così o non lavori’ e ai nostri tempi, con previsioni di disoccupazione a livelli stellari, è difficile dire di no. Il governo ha messo i cittadini italiani in condizioni di disastroso bisogno togliendo loro la libertà e non è intervenuto, dando la possibilità alle grandi imprese di potersene approfittare.