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Reddito di cittadinanza, i numeri non tornano: il 36% non va a famiglie povere

Pubblicato il 11/08/2021 12:48

Quanto e come sta funzionando il reddito di cittadinanza? A giudicare dai numeri, le risposte non sono proprio positive, anzi. Un terzo del sussidio in questo momento va, infatti, a delle famiglie che si trovano ben al di sopra della soglia di povertà, e che quindi non sarebbero teoricamente in situazione di bisogno. A beneficiare maggiormente del bonus sono inoltre i single, che arrivano più facilmente a ottenere 780 euro, a scapito invece delle famiglie più numerose.

Reddito di cittadinanza, i numeri non tornano: il 36% non va a famiglie povere

Uno strumento, quello del reddito di cittadinanza, invocato più volte dall’Europa, che indicava l’Italia come l’unico Paese membro senza ancora uno strumento apposito di contrasto alla povertà. E che però non sembra essere partito con il piede giusto, anzi. Come riportato da un’inchiesta pubblica dal Corriere della Sera, innanzitutto è proprio il tentativo di aiutare gli italiani in difficoltà a non aver funzionato: complice la pandemia, le famiglie considerate “in povertà assolute” dall’Istat sono aumentate da 1 milione e 674 mila a 2 milioni.

Entrando poi nel dettaglio, il reddito di cittadinanza arriva oggi in Italia a 3 milioni di persone, con una spesa di 8 miliardi l’anno per lo Stato. Se è vero che grazie a questo strumento il 57% dei percettori ha superato la soglia di povertà assoluta, criticità emergono nella gestione: solo il 44% delle famiglie povere riceve, infatti, il bonus, mentre un 36% ne beneficia pur non ricadendo nella categoria dei nuclei in forte difficoltà.

Una fetta di veri e propri truffatori? No, semplicemente italiani che, per come è disegnata la norma, riescono lo stesso a ottenere il reddito. Innanzittuto, vengono premiati più facilmente i single, come accennato, a scapito delle famiglie con almeno 3 figli, le più numerose. Inoltre, non si è tenuto conto al momento di scrivere la legge delle differenze tra le Regioni: Campania, Calabria e Sicilia raccolgono così, da sole, oltre la metà dei beneficiari. Infine, a non funzionare sono i controlli: le banche dati non sono incrociate e scoprire eventuali errori o truffe è sempre più difficile per la Guardia di Finanza.

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