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Previsioni Ue: “In Italia le misure di bilancio non freneranno disoccupazione”

Pubblicato il 05/11/2020 17:54

Seconda ondata Covid e rispettive misure di restrizione sono una pesante mazzata che colpisce l’economia già sofferente. Se prima per i più ottimisti, ma solo per loro, vi era la speranza in una ripartenza “a V”, cioè in un forte rimbalzo che riportasse rapidamente al livello pre-pandemia, adesso questa è una opzione da scartare assolutamente.  

Chi manovra le dinamiche del teatrino della gabbia europea dal suo interno è perfettamente consapevole della consistenza del disastro. Proprio dai tavoli europei arrivano le pesanti previsioni riportate dal Fatto Quotidiano: “La recrudescenza della pandemia nelle ultime settimane sta provocando nuove interruzioni” e quindi “le proiezioni di crescita nell’orizzonte di previsione sono soggette a un livello estremamente elevato di incertezza e rischi”. 

Ma se da un lato riconoscono che sprofondiamo nella palude, dall’altro non piegano le loro leggi primitive e continuano a dinfendere le loro scellerate e assurde politiche, facendo orecchie da mercante e trascinandoci verso il baratro. 

Se l’opzione più rosea -prevedono- è nelle grazie di “Germania e Polonia, che recupereranno il livello di crescita pre-pandemia entro la fine del 2022” -la fine del 2022- cosa sarà per gli altri? Cosa sarà dell’Italia che già ora -senza considerare ciò che avverrà con un peggioramento e prolungamento delle restrizioni- “si conferma seconda nell’Unione per calo del pil 2020 dopo la Spagna? E per la quale, sempre stando a quanto previsto dalla Commissione europea, “è improbabile che le misure di bilancio frenino la crescita della disoccupazione”?

Gentiloni ha aggiunto: “La pandemia potrebbe aggravarsi e durare più a lungo. In questo caso, nel 2021 occorreranno misure di contenimento più stringenti e prolungate, cosa che porterebbe a una crescita più bassa e ad una disoccupazione più elevata, lasciando cicatrici più profonde nelle imprese”. E ancora: “Le misure di sostegno potrebbero essere ritirate prematuramente. La possibilità di uno stress dei mercati finanziari non si può escludere”.

In Italia, nonostante il previsto +4,1% del 2021 (meno del 6,1% stimato a luglio), “è improbabile che la ripresa sia sufficiente a far tornare la produzione ai livelli pre-pandemici entro il 2022” . Sempre secondo le stime della Commissione: “Il tasso di disoccupazione è visto aumentare all’11,6% l’anno prossimo, dal 9,9% del 2020. Il debito pubblico, visto il crollo dell’economia, schizza verso l’alto in rapporto al pil: 159,6% nel 2020, dal 134,7% del 2019, per poi attestarsi al 159,5% nel 2021 e al 159,1% nel 2022. Il deficit, necessario per far fronte alla pandemia, sale dall’1,6% del 2019 al 10,8% del 2020, per poi calare al 7,8% nel 2021 e al 6% nel 2022. Al netto di eventuali nuovi scostamenti di bilancio per finanziare ulteriori misure di sostegno all’economia.