Facciamo un salto indietro. Fate finta che oggi non sia il primo luglio del 2020 e che Di Maio non sia al governo. Ripeschiamo un suo vecchio post dalla sua pagina Facebook, è datato 30 giugno 2014. Scrive Di Maio: “Io sto con i commercianti. Da oggi il Pos sarà obbligatorio per commercianti e artigiani. Tutte le attività commerciali per Legge dovranno adeguarsi. Premesso che non sono un tifoso della carte di credito e dei bancomat: più i nostri soldi saranno virtuali, maggiore è la probabilità che banche e agenzia finanziarie ci speculino con interessi, commissioni e aggi. L’obiettivo di questa norma potrebbe essere anche nobile, ma il Governo si è chiesto quanto costerà ai commercianti e artigiani adeguarsi? Dalle stime in mio possesso oltre 600 euro l’anno in media solo per il noleggio del dispositivo! A questo va aggiunta la commissione sulla transazione che in alcuni casi supera anche l’1% della cifra del pagamento. Di questi tempi…”. E così via. Di Maio, dunque, se la prendeva con questi brutti e cattivi del governo che facevano questa legge sul Pos. E oggi?
Facciamo un salto in avanti e torniamo al presente. È il 1° luglio 2020, sono passati 6 anni da quel post, e Di Maio è al governo con il Pd e con Renzi. E indovinate cosa succede? Il POS diventa obbligatorio da oggi, 1° Luglio 2020, per tutti gli esercenti che ancora non lo hanno reso disponibile ai clienti. In questa giornata scatta anche il nuovo limite per i pagamenti in contanti che come stabilito dal decreto Fiscale relativo alla Legge di Bilancio, scende a quota 2.000€. Più moneta digitale e meno contanti, dunque.
Una novità che era stata stabilità già precedentemente all’arrivo della pandemia da COVID-19 e che cerca di limitare l’uso del contante incentivando quello dei pagamenti digitali che divengono così più facilmente tracciabili assieme allo scontrino elettronico. È stato stimato che un POS costa all’esercente 2.000 euro in media all’anno (con punte di 5.400 euro) e che impatta per circa il 2% sul guadagno effettivo di un’attività, mentre i costi complessivi variano notevolmente se si considera che vanno da 460 a 9.180 euro.
Per gli esercenti possedere il Pos ha dei costi elevati. Questo va detto. E va considerato anche che obbligare i commercianti e professionisti a utilizzare il Pos rischia di portare a un aumento dei prodotti venduti e delle prestazioni andando così a trasferire i costi sul cliente. Ma a quanto ammontano i costi delle commissioni in questione? La percentuale varia in base alla banca, al tipo di contratto stipulato, ma anche al tipo di Pos utilizzato. Devono essere tenute presenti 4 voci di spesa per chi ha un pos: il costo di installazione del Pos a domicilio; il canone mensile di noleggio (tra i 15 ai 45 euro al mese in base al contratto, all’hardware e alla connessione internet); il costo fisso per transazione che le banche applicano all’esercente (e questo è il punto su cui si dovrà lavorare: al momento è in media di 10 centesimi e sui pagamenti inferiori a 10 euro può pesare fino all’1% sull’incasso) e infine il costo percentuale per transazione: dipende dal tipo di carta e dal circuito usati.
Si va dallo 0,5 al 2,5%, come certificano su firstonline. Detto questo, è abbastanza scontato sottolineare come questi costi siano a carico del commerciante o del professionista e non del cliente che paga con carte di credito, carte di debito o bancomat. I clienti infatti non sono infatti soggetti ad alcuna commissione di possesso o di transazione. Le singole transazioni effettuate con l’utilizzo di pagamenti elettronici non hanno alcun costo al momento dell’effettuazione della transazione. La “fregatura” è tutta per chi è costretto per legge a tenere il Pos. Ma, come si diceva all’inizio, se i commercianti decidessere di ammortizzare questo costo rincarando i prezzi, ecco qua che la “fregatura” è di nuovo tutta del cliente.
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