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Ponte Morandi, i periti: “I controlli (adeguati) avrebbero impedito il verificarsi dell’evento”

Pubblicato il 22/12/2020 11:29 - Aggiornato il 22/12/2020 11:37

Crollo per corrosione e mancanza di controlli che, se fossero stati eseguiti e se fossero stati eseguiti correttamente, avrebbero impedito il verificarsi dell’evento. 

Grazie alle risposte dei super esperti, viene messa nero su bianco la dinamica degli eventi legati al disastroso crollo del ponte. 

All’interno della relazione redatta dai periti del gip Angela Nutini, sono individuate quelle che sarebbero le cause scatenanti del crollo del ponte Morandi. Il documento raccoglie 500 pagine ed è stato redatto nell’ambito del secondo incidente probatorio.

Il disastro, che ha portato alla morte di 43 persone, è legato al “fenomeno di corrosione a cui è stata soggetta la parte superiore del tirante Sud- lato Genova della pila 9”. 

Oltre alla corrosione, scrivono i periti, a determinare il crollo sono stati anche “i controlli e le manutenzioni che se fossero stati eseguiti correttamente, con elevata probabilità, avrebbero impedito il verificarsi dell’evento”. 

Il processo di corrosione “è cominciato sin dai primi anni di vita del ponte ed è progredito senza arrestarsi fino al momento del crollo”. La corrosione ha determinato “una inaccettabile riduzione dell’area della sezione resistente dei trefoli che costituivano l’anima dei tiranti, elementi essenziali per la stabilità dell’opera”. 

In conclusione, si legge nella relazione, “la mancanza e/o l’inadeguatezza dei controlli e delle conseguenti azioni correttive costituiscono gli anelli deboli del sistema; se essi, laddove mancanti, fossero stati eseguiti e, laddove eseguiti, lo fossero stati correttamente, avrebbero interrotto la catena causale e l’evento non si sarebbe verificato”.