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Pfizer ha paura per la diffusione dei dati sul vaccino: cosa scrivono nell’ultimo report

Pubblicato il 14/02/2022 10:27

È molto interessante l’ultimo rapporto pubblicato da Pfizer relativo agli utili nel quarto trimestre 2021. Non tanto per la parte relativa ai numeri, di cui abbiamo ampiamente dato notizia, raccontando gli affari d’oro legati al vaccino, ma per la parte relativa alla paura di Pfizer per la diffusione dei dati sull’efficacia e sugli effetti collaterali relativi al vaccino anti-Covid da lei prodotto. E questo emerge proprio dal timore delle conseguenze sugli affari alla fine della pandemia. È tutto scritto nero su bianco nel capitolo intitolato “Rischi relativi al nostro Business, al settore e alle operazioni e allo sviluppo dell’attività” ripreso da L’Indipendente. Qui si leggono parole gravi, “che lasciano tanto più colpiti in quanto scritte pubblicamente senza, evidentemente, che vi sia alcun timore che queste generino legittime rimostranze da parte dei Governi, come sarebbe lecito aspettarsi”. (Continua a leggere dopo la foto)

“Vi è il rischio – scrivono a pagina 39 – che un maggiore utilizzo del vaccino o di Paxlovid porti ad ulteriori informazioni sull’efficacia, la sicurezza o altri sviluppi, incluso il pericolo di ulteriori reazioni avverse, alcune delle quali possono essere gravi”. Poche righe dopo si accenna ai rischi economici derivanti dalla “possibilità che il Covid19 diminuisca in severità o diffusione o che scompaia interamente”. Fin dalla prima pagina del documento – scrive L’Indipendente in un articolo firmato da Giorgio Audiello – “sono presentati i dati attinenti ai ricavi dell’azienda rapportati a quelli conseguiti nel 2020: la Pfizer ha registrato un fatturato complessivo di 81,3 miliardi di dollari, con una crescita del 92% rispetto all’anno precedente e ciò, quasi esclusivamente, grazie alla vendita dei vaccini anti-Covid”. Ad offuscare questo eccezionale scenario economico, vi sono appunto le preoccupazioni relative ai dati clinici e preclinici, all’efficacia e agli effetti avversi dei sieri anti-Covid19, analizzate meticolosamente nel report in questione. (Continua a leggere dopo la foto)

“Questi rischi – scrive Audiello – riguardano innanzitutto la diffusione di ulteriori dati clinici e preclinici, soprattutto dopo che un giudice federale del Texas ha imposto alla FDA di pubblicare 55000 pagine al mese della documentazione dei test clinici del vaccino Pfizer-BionTech. Si legge, dunque, che i problemi per l’attività della multinazionale potrebbero derivare, tra gli altri, dal ‘rischio associato ai dati preclinici e clinici (compresi i dati della fase 1/2/3 o della fase 4 per Comirnaty), inclusa la possibilità di ulteriori informazioni riguardanti la qualità dei dati preclinici, clinici e di sicurezza che possono emergere in seguito a audit e ispezioni'”. (Continua a leggere dopo la foto)

Il presidente e amministratore delegato di Pfizer, Albert Bourla, ha però recentemente asserito che non esclude la necessità di una quarta dose e l’ipotesi di richiami per diversi anni, in quanto “il virus non andrà via e presumiamo che resti per un decennio. […] Per questo si è fatta strada l’ipotesi di una quarta dose almeno prima di procedere con la regolare vaccinazione annuale”. Si attendono, almeno stavolta, dopo queste gravi affermazioni sui rischi messe nero su bianco almeno una reazione da parte degli enti europei e internazionali e dei governi. Cosa faranno Ema e Oms? Perché Pfizer ha paura di quello che si potrebbe scoprire nel prossimo futuro dai dati preclinici e clinici sull’efficacia del vaccino e sulle reazioni avverse? (Continua a leggere dopo la foto)

Conclude Audiello: “Siamo di fronte a una azienda che, in buona sostanza, palesa la possibilità che venga fuori che il farmaco da lei prodotto, e che già è stato somministrato a centinaia di milioni di persone, sia stato testato con procedure imperfette, sia meno efficacie di quanto comunicato e sia al tempo stesso più pericoloso. Non a caso poche settimane fa il British Medical Journal, una delle riviste scientifiche più prestigiose al mondo, ha evidenziato in un editoriale dai toni molto duri la necessità che i ricercatori abbiano immediatamente l’accesso ai dati grezzi raccolti nelle sperimentazioni dei vaccini anti-Covid. Per ora nessuno li ha ascoltati”.

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