Covid o non covid, la sanità italiana sta attraversando un momento di grave crisi. Il caso di malasanità raccontato da un ultra 60enne paziente immunodepresso è qualcosa che farebbe rabbrividire chiunque, al sol pensiero di ritrovarsi nella medesima situazione. Nonostante la diagnosi di ictus ed emorragia cerebrale, infatti, il paziente ha denunciato il fatto di essere stato lasciato 5 giorni nelle astanterie del Pronto Soccorso «senza farmaci salvavita e senza nutrizione» in attesa del ricovero nel reparto.
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Malasanità al Sant’Eugenio
Come riportato da Il Tempo, se l’è vista brutta l’ultra 60enne, che, per giunta, ha raccontato anche di aver «contratto la polmonite da ospedale, aggravando le già precarie condizioni di salute», fino all’ennesimo trasferimento in Terapia intensiva. Dopo quella che può tranquillamente essere definita una vera e propria via crucis, ora il paziente è stato dimesso ed è in via di recupero. La sua versione, però, è finita in un’interrogazione urgente presentata in Consiglio regionale sul «caso di malasanità all’ospedale Sant’Eugenio».
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Nessun farmaco salvavita al PS
Il giorno dopo il ricovero al Pronto Soccorso, avvenuto la sera del 9 maggio, i familiari dell’over-60 hanno comunicato ai medici «la necessità che al paziente venissero somministrati dei farmaci salva vita». Ma uno dei camici bianchi avrebbe replicato che «il Pronto Soccorso è sprovvisto di quei farmaci salvavita, invitando i parenti a farglieli pervenire quanto prima. Cosa che veniva puntualmente fatta nella stessa giornata del 10 maggio». Nonostante il paziente avesse avuto «un ictus cerebrale con una piccola emorragia cerebrale, è rimasto ricoverato dal 9 fino al 14 maggio presso il Pronto Soccorso, dove non sono stati somministrati i farmaci salvavita perché nel Ps hanno anche perduto i medicinali fatti recapitare dai familiari. Ai quali è stato comunicato solo il 14 dai medici del Reparto Stroke Unit, anch’esso sprovvisto dei farmaci salvavita, da far avere con urgenza al reparto».
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Il silenzio dell’Asl
I suddetti medicinali, nel frattempo, sono stati recapitati nuovamente dai familiari il 14 in corsia, «dove intanto un infermiere di turno aveva ritrovato uno dei farmaci, che con il sondino al naso era stato somministrato al paziente». Dunque, per 4 giorni al Pronto Soccorso non è stato nutrito, visto che il sondino al naso gli è stato messo solo il 14 maggio una volta arrivato al reparto Stroke Unit, nel quale poi l’ultra60enne è rimasto «20 giorni, dove ha contratto la polmonite da ospedale, confermato con assoluta certezza anche da uno dei medici della Stroke Unit». L’Asl, interpellata anche da Il Tempo, per ora non fornisce risposte.
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