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Paragone subito allontanato, con Giarrusso si temporaggia: i due volti del M5S

Pubblicato il 18/11/2020 12:48

C’è un Movimento Cinque Stelle particolarmente celere nel mettere a tacere i dissidenti, quelli che mettono in dubbio la linea di un partito ormai diventato totalmente subalterno alla linea dettata dal Pd. E c’è un altro M5S assai più sbadato, che chiude volentieri un occhio su questa o quella mancanza dei propri esponenti, purché in fondo non diano troppo fastidio. E così mentre Gianluigi Paragone è stato espulso in fretta e furia, Giulia Sarti, per esempio, resta in stand-by da anni, nonostante lo scandalo rimborsopoli che l’ha vista coinvolta. Ora, un’altra bella gatta da pelare: Dino Giarrusso. Come si comporteranno i probiviri pentastellati nei suoi confronti?

Paragone subito allontanato, con Giarrusso si temporaggia: i due volti del M5S

Riepilogando: Dino Giarrusso, ex giornalista de Le Iene ed eurodeputato dei Cinque Stelle, ha incassato contributi da lobbisti durante la campagna elettorale del 2019. Un caso rilanciato da Report e che riguarda, nello specifico, tre finanziamenti per un totale di 14.700 euro. Uno (5 mila euro) è stato versato da Carmela Vitter, moglie di Piero Di Lorenzo, presidente della Irbm di Pomezia (socetà che si occupa di biotecnologie, lodata da Giarrusso come “eccellenza italiana). Un altro è firmato da Ezia Ferrucci, socia della Bdl lobbying srl che vede fra i fondatori lo stesso Piero Di Lorenzo. Un totale, in questo caso di 4.800 euro.

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Infine 4.900 euro sono stati donati dalla Promedica Srl di San Giovanni La Punta. In tutti e tre casi, la soglia dei 3.000 euro fissata come limite massimo per i contributi dal regolamento del Movimento Cinque Stelle è stata superata. Ed è stato violato, cosa più importante, il divieto di ricevere risorse da lobbisti. Giarrusso, di fronte all’evidenza, si è rifugiato nel più classico dei “non sapevo”, facendosi passare per distratto e sostenendo di non essere a conoscenza del regolamento del suo stesso partito. Un caso che, scontato dirlo, ha suscistato non poco malumore nel Movimento, già dilaniato da mille lotte intestine.

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Qualcuno ha cercato di ricordare che, a questo punto, una dura sanzione sarebbe inevitabile. “Nessuno si è mai fatto finanziare direttamente da lobbisti. In caso contrario, sarebbe espulso” ha tuonato per esempio Ignazio Corrao, collega a Bruxelles dell’ex Iena. I probiviri stanno studiando il da farsi ma, in un momento di grande concitazione e con il rischio di ulteriori fughe dallo schieramento pentastellato verso migliori lidi, procedere all’allontanamento sembra ipotesi da scartare. Di Battista continua ad agitare i sonni dei leader pentastellati, minacciando di portar via forze preziose. Ancora una volta, dunque, si va verso un pietoso velo da calare sulla vicenda, nella speranza che tutti se ne dimentichino presto. Le espulsioni meglio riservarle soltanto a chi si permette di criticare la linea del partito.

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