Non si possoo isolare o discriminare i lavoratori che non si sono sottoposti al vaccino. Col passare dei mesi, finalmente, la giurisprudenza italiana sta iniziando a smontare pezzo dopo pezzo il sistema messo in piedi dal governo Draghi, basato sui ricatti alla popolazione e su imposizioni che calpestano i diritti ricoosciuti dalla Costituzione. L’ultima decisione in questo senso è arrivata dalla sezione Lavoro del Tribunale di Busto Arsizio, che ha accolto il ricorso presentato da due dipendenti.
I lavoratori avevano presentato un ricorso in via d’urgenza denunciando di essere stati isolati sul posto di lavoro. Il Tribunale, dopo aver disposto gli opportuni approfondimenti, ha riscontrato l’effettiva esistenza di condotte discriminatorie e vessatorie a carico dei due, trattati diversamente dai loro colleghi e sottoposti, di fatto, a mobbing. L’azienda aveva anche indicato una sede di lavoro diversa per i dipendenti non vaccinati.
Tutti i dipendenti sprovvisti di vaccino, quindi, erano stati costretti ad allontanarsi dai colleghi, sotto la minaccia di sanzioni. Il Tribunale ha definito questa scelta aziendale “illogica ed eccessiva” , riconoscendo anche le precarie condizioni igienico-sanitarie della sede di lavoro nella quale erano stati confinati i lavoratori non vaccinati, a conferma di una condonna palesemente discriminatoria e punitiva.
Secondo il giudice, il comportamento dell’azienda ha inciso “sull’equilibrio psicofisico dei dipendenti esposti ad una situazione di stress conseguente al proprio isolamento e allontanamento dalla consueta postazione di lavoro”. Inoltre “tale situazione è idonea a ledere la dignità e la personalità morale dei lavoratori, oltre che di creare un danno alla loro personalità”. L’azienda è stata condannata a pagare oltre 4 mila euro, con i ricorrenti che potranno chiedere sia il risarcimento per danni che una condanna per mobbing in sede penale.
Ti potrebbe interessare anche: Cassese: “Basta con le compressioni delle libertà. Se sproporzionate, sono illegittime”