Vai al contenuto

Nella sfida tra Grillo e Conte sono scappati gli elettori

Pubblicato il 20/11/2024 12:05

A questo punto la sfida non riguarda chi dei due vincerà la conta interna con riorganizzazione del partito annessa; ma chi tra Grillo e Conte ha ragione sull’epilogo della storia pentastellata.
Grillo ritiene che ormai i Cinquestelle hanno esaurito la loro funzione; Conte invece pensa che sia solo terminato il ciclo grillino. Proviamo a mettere in fila alcuni elementi, partendo da un fatto: il Movimento si è esaurito e l’upgrade in partito non convince. Ha ragione Grillo, dunque? In parte sì, ma solo in parte. Se egli non avesse ricevuto l’attacco frontale di Conte, avrebbe continuato a trattare la sua creatura esattamente come ha fatto nella coda della passata legislatura accoppiandola a Mario Draghi, “uno di noi”, e al “grillino” Stefano Cingolani allora ministro per la transizione ecologica. Avrebbe continuato a muovere il Movimento sulla scacchiera dei giochi di palazzo, come cominciò a fare all’indomani della caduta del primo governo a guida Cinquestelle (con la Lega), alleandosi col Pd di Matteo Renzi e le altre forze di centrosinistra. Per farla breve, se potesse ancora far valere la sua parola di Elevato, Grillo non parlerebbe come parla oggi.


Dall’altra parte del ring c’è Giuseppe Conte, che conduce il partito con l’esperienza di chi ha guidato due governi e da “segretario” un terzo. Ha ragione Conte a dire che i Cinquestelle ormai devono solo ratificare un cambiamento radicale già partito? E ha ragione a verbalizzarlo nello statuto e in nuove regole interne? Sì, ha ragione anche lui.


Dunque? Dunque succede che la politica non è un laboratorio chimico e le ragioni si neutralizzano di fronte all’ennesima sconfitta elettorale, per giustificare la quale non serve continuare a ripetere che “non siamo mai stati forti alle amministrative”: un partito senza territorio non regge. Il Movimento ha perso molta parte dei suoi elettori in una prima fase a destra, in una seconda (e più abbondante) fase a sinistra: sia verso il Pd, che incassa percentuali davvero importanti, sia verso Alleanza Verdi e Sinistra di Fratoianni, Bonelli e Salis.


Non credo che Conte riuscirà, anche compiendo e ratificando quelle mutazioni genetiche di cui si sta parlando in queste settimane, a ricavare uno spazio tra questi due soggetti, perché le “case” di riferimento sono o appaiono più attrattive. Quello che manca al nuovo M5S è la forza di un messaggio appassionante e convincente. Si torna così a quanto diceva Gianroberto Casaleggio ora ripreso dall’ex sodale (ex perché non sono così convinto che quel visionario capellone avrebbe tollerato la piega presa dalla “sua” creatura): un Movimento addomesticato non serve a nulla, tanto vale scioglierlo. Saranno gli elettori a realizzare la previsione di Casaleggio senior? Guardando i numeri pare di sì.

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure