Mio Italia, in rappresentanza di una parte del comparto dell’ospitalità a tavola (Horeca) del nostro Paese, ha intrapreso un’azione giudiziaria, al tribunale di Viterbo, nei confronti del ministro della Sanità della Repubblica Popolare Cinese in merito alla diffusione della pandemia da Covid-19 e ai relativi ritardi nella segnalazione dell’emergenza e nell’attivazione delle misure di prevenzione e controllo. Lo ha annunciato il ristoratore viterbese Paolo Bianchini, presidente dell’associazione che punta dunque il dito contro il governo di
Pechino. La prima udienza è fissata nel mese di dicembre del 2021 presso il tribunale di Viterbo. (Continua a leggere dopo la foto)
Bianchini, titolare di una attività nel capoluogo della Tuscia, ha precisato che l’associazione Mio “chiede l’accertamento delle responsabilità del ministero della Sanità cinese nel non aver tempestivamente segnalato all’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il diffondersi del virus e dei suoi gravi effetti letali fra novembre e dicembre 2019, e nel non aver assunto i
necessari provvedimenti di controllo sugli scali aeroportuali in partenza dalla Cina”. (Continua a leggere dopo la foto)
Il presidente di Mio utilizza parole dure nei confronti dell’autorità governativa cinese, sostenendo che le omissioni di cui parla avrebbero “impedito allo Stato italiano una rapida assunzione di provvedimenti di ordine pubblico e sanitario che sicuramente avrebbero ridotto al minimo il disagio e le conseguenze derivanti dal Covid-19”. L’associazione MIO, nel dettaglio, chiederà “il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale subito dai suoi
iscritti per il blocco di tutte le attività della rete di imprese a partire dal 12 marzo 2020 nella misura che verrà quantificata in corso di causa, anche per l’attuale incertezza
sulla data finale del periodo pandemico”. (Continua a leggere dopo la foto)
“Si tratta di danni patrimoniali per mancato guadagno, anticipata chiusura delle strutture del comparto, liquidazione del personale, nonché anticipata risoluzione dei contratti di fornitura. E di danni non patrimoniali, quindi morali ed esistenziali, per la lesione di interessi costituzionalmente protetti”.
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