x

x

Vai al contenuto

Milioni di italiani impantanati nel paradosso dei guariti che restano senza Green Pass

Pubblicato il 27/08/2021 12:20 - Aggiornato il 27/08/2021 12:21

Tantissimi cittadini italiani si ritrovano nella medesima condizione, le stime degli esperti parlerebbero di milioni di persone, eppure la classe politica li lascia così: in balia di rischi e nel limbo dell’indefinito. L’immunologo Massimo Galli dell’Università di Milano sottolinea che “in questa situazione sono almeno quattro milioni di italiani se si considera che circa 6 milioni di persone nel nostro Paese hanno avuto la malattia”.

Parliamo proprio di loro: i guariti dal Covid, radunatisi in un comitato che sta ragionando di costituirsi come associazione legale, la cui situazione viene spiegata dall’AGI. Loro hanno avuto a che fare da vicino con il virus, ma non sanno ancora come comportarsi. Chiedono che gli sia riconosciuta un’estensione del Green Pass, che consente la vaccinazione con una dose fino ad un anno dalla guarigione, e un cambiamento della durata del certificato, retrodatato invece al primo tampone positivo. (Continua dopo la foto)

“Oggi i guariti vivono un vero e proprio paradosso giuridico e immunologico perché lo stesso Ministero della Salute ci riconosce la possibilità di vaccinarci entro un anno dalla guarigione sulla base della Circolare firmata dalla Direzione Generale Prevenzione del Ministero della Salute nelle persone del Dr. Giovanni Rezza e dell’On. Andrea Costa, Sottosegretario del Ministero della Salute. Però il nostro Green Pass è retrodatato all’inizio della malattia. Per cui esso per noi rappresenta un documento di poca utilità perché per molti di noi la durata effettiva del Green Pass è stata sinora di pochi giorni o poche settimane, mentre gli stessi reparti ospedalieri Covid spesso ci sconsigliano di vaccinarci nell’immediato alla luce dell’alto tasso anticorpale sviluppato grazie alla fatica del sistema immunitario di guarire dall’infezione”. (Continua dopo la foto)

È inoltre proprio per il rischio che corrono che è necessario che ci sia il riconoscimento del titolo anticorpale quale parametro scientifico per valutare possibile esenzione dal vaccino (per i guariti e i malati), e percorsi vaccinali distinti e specifici per questa platea di persone.

Il rischio che si corre non è di poco conto, ne parla la Professoressa Renata Salvarani, la quale sottolinea: “I guariti e i malati di Covid meritano attenzione maggiore alla loro salute sulla base delle evidenze scientifiche più recenti. Ci giungono segnalazioni di reazioni serie e importanti che stanno colpendo ex pazienti Covid nel momento in cui si sottopongono alla dose vaccinale prevista, mentre gli studi attuali sono concordi nel dimostrare una immunità che permane a lungo mediata dalle immunoglobuline che rappresentano la memoria del sistema immunitario. Chiediamo quindi che i guariti siano esentati da qualsiasi ipotesi di obbligo vaccinale e che per questo gruppo di persone siano predisposti percorsi vaccinali distinti e specifici, basati su valutazioni anticorpali standardizzate in laboratori analisi accreditati e sulla base di una raccolta anamnestica individualizzata”.

Insomma un’ingiustizia innegabile che pone persino dei rischi a chi è guarito dal Covid. Un’ingiustizia scellerata, che non ha senso di esistere, se si considera inoltre che “i più recenti studi delle Università di Washington, Padova e Imperial College, evidenziano alla fase attuale che i guariti non prendono e non trasmettono la malattia”, sottolinea il Professor Galli.