Giorgia Meloni, alla vigilia del primo Consiglio europeo cui parteciperà in veste di premier (in programma a Bruxelles il 15 e 16 novembre), mette subito in chiaro cosa si aspetta dall’Unione europea. E le sue non sono di certo carezze, anzi. All’Ue arriva anche qualche pugno. Per citare una celebre canzone di Adriano Celentano. In particolare su due temi fondamentali: energia e migranti. Quello che il capo del governo vuole ottenere è un cambio di rotta sostanziale rispetto all’asservimento totale dell’Italia all’Europa come è stato negli ultimi anni con i governi precedenti, soprattutto nell’ultimo con Draghi, scelto proprio dall’Ue. Alla Camera, nelle comunicazioni pre-Consiglio, Meloni punta subito il dito sulla questione del price cap sul gas: “La proposta della Commissione europea – scandisce – è insoddisfacente, perché inattuabile alle condizioni date”. (Continua a leggere dopo la foto)
Sarebbe assurdo, per la premier, far prevalere “logiche unilaterali secondo le quali gli Stati con maggiore spazio fiscale fanno da sé e quelli con scarsa capacità di spesa possono essere lasciati indietro”. E ancora: “Si mostrerebbe la realtà di un’Europa molto diversa da quella che è stata decantata in questi anni”. Il riferimento – sottolinea Il Tempo – è al maxi piano da 200 miliardi varato dalla Germania per sostenere famiglie e imprese contro il caro bollette. La decisione presa da Berlino è strettamente collegata al veto del premier tedesco Scholz alle soluzioni comunitarie alla crisi. Vale il principio ognuno pensi per sé, come sempre. E soprattutto quando si tratta di Germania. Per Giorgia Meloni questa è la strada sbagliata, e l’Unione non deve limitarsi a varare un vero price cap sul gas, ma deve anche “rendere disponibili agli Stati membri fondi per aiutare famiglie imprese”. (Continua a leggere dopo la foto)
Fermo restando che, di fronte all’inerzia di Bruxelles, il governo italiano sarebbe eventualmente anche pronto a fare da solo, con “misure nazionali” che dovrebbero prevedere il disallineamento tra i prezzi del gas e quelli delle altre fonti energetiche. È questo uno dei punti centrali del discorso della premier italiana. L’Italia non ha paura. Questo non vuol dire, però, abbandonare la posizione assunta a livello comunitario per la guerra ucraina. Su questo fronte – e questo forse è il vero cruccio del governo – Meloni rivendica la coerenza della posizione italiana, confermando la prosecuzione degli aiuti militari ed economici a Kiev così come si dice orgogliosa dell’accoglienza data ai profughi in fuga dal conflitto. E non fa marcia indietro neanche sulle sanzioni alla Russia, “che ci fanno male ma sono efficaci”. Questo, però, è davvero tutto da dimostrare. Per ora, sembra invece che si stia verificando l’esatto contrario. (Continua a leggere dopo la foto)
Il secondo tema spinoso è quello dell’immigrazione. La premier Meloni conferma la linea della durezza e rivendica il ruolo italiano nell’aver portato la rotta del Mediterraneo centrale nel dibattito comunitario. Fino ad ora, infatti, l’Europa aveva fatto scaricabarile sul nostro Paese, fregandosene delle migliaia di arrivi. “Occorre passare – spiega la premier – dal dibattito sul tema della redistribuzione a quello sulla difesa comune dei confini esterni della Ue. Serve un quadro di collaborazione basato sui flussi legali e su un’incisiva azione di prevenzione e contrasto di quelli irregolari, fermando le partenze e lavorando a una gestione europea dei rimpatri”.
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