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Gli eroi del Covid abbandonati da Speranza. Ecco come il ministro ha tradito medici e infermieri in prima linea

Pubblicato il 19/07/2022 10:35

Medici, infermieri e tutto il personale sanitario è stato chiamato per questi mesi – e a ragione – “eroi del Covid”. Una definizione certamente positiva che però cela altro. Soprattutto il fatto che si sono dovuti trasformare in eroi proprio perché costretti a lavorare in condizioni precarie e disastrate a causa delle politiche di tagli alla Sanità pubblica occorse in tutti questi anni. Passata l’ondata mediatica, però, ecco che medici e infermieri si ritrovano al punto di partenza, dimenticati e traditi da Speranza e dal suo ministero. Parliamo di quella misura che era stata pensata come forma di “solidarietà per i familiari del personale medico, infermieristico e socio-sanitario, che abbiano contratto, in conseguenza dell’attività di servizio prestata, una patologia alla quale sia conseguita la morte per Covid”. Una misura concreta concepita già nell’aprile 2020 dall’allora governo Conte 2 a supporto di quelli che per anni sono stati definiti “eroi nazionali”, peccato però che quei soldi non siano mai stati distribuiti. (Continua a leggere dopo la foto)

Tanti di quelli in prima linea contro la pandemia, mandati allo sbaraglio da Speranza e dall’incompetenza del governo Conte-Arcuri hanno perso la vita. Il decreto “Cura Italia”, uno dei primi atti di una lunga serie per affrontare l’emergenza, aveva previsto un fondo da ben 10 milioni di euro, successivamente anche potenziato. Ma era solo propaganda. Quei soldi non sono mai arrivati ai parenti delle vittime. La ragione? La spiegano Stefano Iannaccone e Carmine Gazzanni su Verità&Affari: “Sebbene la legge lo prevedesse, non è stato tuttora adottato il provvedimento attuativo che avrebbe concretamente istituito il Fondo di solidarietà, e a cui doveva badare direttamente la presidenza del Consiglio. E invece, nonostante siano passati più di due anni e si siano alternati due governi e altrettanti premier, nulla è stato fatto. Con buona pace dei medici e infermieri ‘eroi'”. (Continua a leggere dopo la foto)

E proprio per questo si è costituita l’associazione “Medici a mani nude”, con cui i familiari delle vittime chiedono che venga rispettato quanto promesso. “Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha fatto sapere, in un intervento alla Camera, che la titolare del dossier è la ministra delle Pari opportunità, Elena Bonetti. E che sono stati aperti i tavoli di confronto. Ancora. Tutta colpa degli arzigogoli burocratici made in Italy, insomma. Gran parte delle misure partorite dal governo, infatti, per entrare effettivamente in azione, ha bisogno di ‘provvedimenti attuativi’ che devono applicare le norme definendone il funzionamento: è quel momento dell’iter legislativo, in cui dal Parlamento l’attenzione si sposta ai ministeri che hanno l’onere di rendere esecutivi testi che, altrimenti, restano lettera morta. Esattamente come accaduto per non pochi provvedimenti anti-Covid”. (Continua a leggere dopo la foto)

Questo la dice lunga sulle reali capacità di Draghi, Speranza e del “governo dei migliori”: sono tantissime le leggi, i fondi, e le agevolazioni che di fatto esistono solo su carta, senza in realtà mai aver portato a effetti concreti. Un altro esempio? “Uno degli aiuti più sostanziosi per affrontare la crisi (inserito nel “decreto Liquidità”) doveva essere la garanzia di Sace (la partecipata di Cassa Depositi e Prestiti che si occupa dell’ambito assicurativo) alle banche per «finanziamenti sotto qualsiasi forma concessi alle imprese con sede in Italia». Avrebbe dovuto occuparsene il ministero dell’Economia, all’epoca guidato da Roberto Gualtieri e oggi da Daniele Franco, di concerto con la Farnesina e lo Sviluppo economico. E invece nulla di nulla: dopo più di due anni (il decreto risale all’8 aprile 2020) le «modalità per il rilascio» di tali garanzie ancora non risultano stabilite”.

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