Lo stanno invocando in tanti, ricorrendo più o meno tutti alla stessa formula: “Ma se il Mes esiste ed è stato spogliato delle condizionalità, perché non approfittarne?”. Una linea condivisa da Matteo Renzi, Silvio Berlusconi, l’intramontabile Romano Prodi, tanto per citare qualche nome. E da un numero crescente di esponenti del Partito Democratico, oltre che da una parte di Confindustria. Tutti convinti che una versione “light” del Fondo Salva-Stati sia un’occasione da non perdere per il nostro Paese, che potrebbe attingerne per garantirsi soldi da investire sul fronte sanitario senza impegni. Ma le cose stanno davvero così?
Pensare che sia possibile snaturare il Mes e trasformarlo in una vera e propria arma a nostra disposizione, senza più trappole nascoste dietro il suo utilizzo, è in realtà un’operazione pericolosissima. Perché lo strumento nasce comunque come creditore privilegiato, e una volta che ha prestato soldi a uno Stato, pretende di essere soddisfatto per primo in caso di default. Il che comporterebbe la trasformazione dei titoli di Stato in circolazione in subordinati. Considerando che gli italiani sono per natura un popolo di risparmiatori e che proprio i loro risparmi sarebbero a forte rischio in un simile scenario, diciamo che non si tratta di un’ipotesi propriamente rosea per il nostro avvenire.
Perché mai, allora, dovremmo ricorrere a un simile creditore quando abbiamo accesso al mercato dei capitali con emissioni mediamente richieste in misura superiore al 50% di quanto offerto e tassi minimi? E perché, inoltre, attivare uno strumento che può garantire al massimo il 2% del Pil quando la Bce potrebbe mettere in piedi un vero e proprio bazooka economico ben più efficace per affrontare la crisi? Eventualità, quest’ultima, valida ovviamente solo in caso di superamento dei veti che i Paesi del Nord ancora pongono, capeggiati dalla solita Germania e da una combattiva Olanda.
Resta, inoltre, l’incertezza di fondo di uno strumento le cui condizionalità cambiano con una facilità estrema, eccessiva per poterle accettare davvero a cuor leggero. Chi ci garantisce che un Meccanismo così facilmente rivisto e rivedibile non ci porti con sé, un domani, un conto molto più salato di quanto possiamo oggi prevedere? Insomma, il Mes nella migliore delle ipotesi è una soluzione peggiore di tante altre, nella peggiore rischia di trasformarsi in una vera e propria trappola. Col rischio di tenere l’Italia ancora più legata ai lacci voluti da Bruxelles. Ma a certe latitudini politiche l’idea non deve evidentemente dispiacere poi molto.
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