La scuola italiana si trascina dietro da troppo tempo problemi di ogni sorta, ai quali la classe politica non ha saputo negli anni trovare una risposta. E oggi, con il peso di una crisi senza precedenti sulle spalle e un piano Azzolina che continua a non convincere, rischia di precipitare definitivamente nel caos. A dirlo è il rapporto Education at a glance 2020 redatto dall’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, secondo il quale lo Stivale continua a spendere poco e male per l’istruzione, con gli investimenti pubblici che si riducono man mano che si avanza lungo la scala formativa.
L’Italia si ritrova anche con una classe docenti troppo anziana, dove gli under 30 sono mosche bianche, rarissime. Con professori meno pagati rispetto ad altri Paesi e che lavorano però anche meno ore, demotivati dall’assenza di prospettive di carriera. Un quadro al quale si aggiungono le conseguenze, non da poco, delle misure restrittive volute dal governo: insieme alla Cina siamo il Paese che ha tenuto chiuse le scuole più a lungo, scelta sì per certi versi obbligata ma che rischia di avere conseguenze molto pesanti sul nostro Pil (si parla di un calo generale dell’1,5% di qui al resto del secolo). Il tutto mentre il ministero dell’Istruzione sembra non capire come rispondere alla sfida.
Lucia Azzolina ha continuato in queste ore, infatti, a ribadire che l’impegno principale del governo giallorosso sia la lotta alle cosiddette “classi pollaio”. Eppure, a ben guardare, la dimensione media di una nostra classe non è superiore a quella di altri Paesi europei. Un discorso valido sia per la scuola primaria (da noi la media è di 19 alunni contro una media Ue di 21) sia alle medie (21 contro una media di 23). Piuttosto sono gli edifici a lasciare parecchio a desiderare: vecchi, per nulla funzionali, a volte addirittura pericolanti.
Il rischio, insomma, è che alla confusione per una ripartenza difficile, con gli istituti costretti a dividere gli alunni in gruppi e alternare attività a scuola con lezioni da casa, via pc, si aggiunga un focus errato da parte della Azzolina, che continua a non vedere i veri problemi del nostro sistema scolastico. Che vede i nostri insegnanti pagati meno, per esempio, impiegati meno (626 ore l’anno contro una media europea di 680) e sempre meno giovani: l’1% ha meno di trent’anni, fuori dai nostri confini la media è del 12%. Tante criticità di cui il governo sembra, però, non essere al corrente.
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