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Lo Stato sequestra i beni agli oligarchi russi. Ma a pagare il conto sono… gli italiani. Ecco perché

Pubblicato il 11/05/2022 17:19

Quando si parla di sanzioni il Governo e l’Europa sono sempre molti bravi nell’esporre i (presunti) nefasti effetti sull’economia russa. Conseguenze che, peraltro, fino ad ora non si sono viste nella terra di Putin. Più velati e nascosti sono, invece, gli effetti che l’Italia e gli italiani subiscono quotidianamente, e qui casca l’asino. Beffa delle beffe, chi sarà a pagare il lauto conto delle manutenzioni degli immobili e dei beni di lusso congelati degli oligarchi russi? Indovinate un po’…
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Il nodo “manutenzione”

Come segnalato da Fanpage, la manutenzione delle ville di lusso e degli yacht sequestrati agli oligarchi russi costerà un sacco di soldi. A tale scopo, il Governo ha stanziato ben 10,7 milioni di euro per il 2022. Dunque, sarà lo Stato (quindi noi) a farsi carico dei costi per la cura dei suddetti beni, almeno fin quando scadranno le sanzioni a Mosca, dove verrà chiesto ai magnati di saldare il loro conto con le casse pubbliche. Le bellissime mega imbarcazioni e le case scintillanti degli “amici di Putin”, potranno essere trattenute fino a quando nelle casse dello Stato non rientrerà fino all’ultimo centesimo di quanto speso per la loro manutenzione.
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Il provvedimento incriminato

Il provvedimento che dovrebbe, in teoria, tutelare gli italiani è targato Antonio Misiani (Pd), ed autorizza appunto una spesa di 10,7 milioni di euro per il 2022 “per l’attuazione delle misure di congelamento delle risorse economiche derivanti dalla crisi internazionale in atto in Ucraina e dai connessi regolamenti europei”. Si stabilisce altresì che l’Agenzia del demanio, a cui per il momento spetta occuparsi della cura di questi beni, “dalla cessazione delle misure di congelamento, può esercitare il diritto di ritenzione dei beni fino all’integrale recupero” da parte degli oligarchi “elle spese sostenute per la conservazione e l’amministrazione degli stessi, nonché provvedere alla vendita ove ricorrano le condizioni”.
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“E io pago!” cit.

In soldoni, all’Agenzia viene riconosciuta la possibilità di rivalersi direttamente sugli oligarchi per il “recupero crediti”, dal momento stesso in cui i procedimenti sanzionatori si chiuderanno. In caso di inadempienza i beni saranno venduti. Il tema, però, risulta essere abbastanza spinoso dato che non abbiamo la benché minima idea di quanto potrebbe perdurare ancora la guerra. Ne deriva che non sappiamo per quanto tempo ancora lo Stato dovrebbe farsi carico dei costi di manutenzione dei beni degli oligarchi, arrivando anche a spendere cifre monstre che, sia dal lato legale che da quello pratico, saranno ben complicate da recuperare quando tutto finirà. Nel frattempo…. noi paghiamo!
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La posizione di Italexit

Italexit con Paragone si è sempre opposto all’invio delle armi in Ucraina ed ha sempre mostrato i propri dubbi in merito a questo processo sanzionatorio, sostenendo che sia l’Italia a subire per prima i nefasti effetti di simili provvedimenti. Questo fatto non fa che confermare ancora di più quanto sostenuto dal gruppo politico di Gianluigi Paragone.

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