Un’Italia talmente tanto impaziente di somministrare il vaccino anti-Covid agli italiani da averne ordinati addirittura troppi, regolarmente pagati (a peso d’oro, tra l’altr). E che si trova quindi ora costretta a doverli donare ad altre popolazioni pur di non lasciarli scadere in magazzino. Non che ci sia niente di male ad aiutare gli altri, anzi. Ma i numeri danno le dimensioni dell’ennesimo spreco fatto con i soldi pubblici, quelli dei cittadini che pagano regolarmente le tasse, e che poteva francamente essere evitato, magari destinando quelle risorse all’aiuto di famiglie colpite da un rincaro bollette senza precedenti.
Come raccontato dal Tempo, è stato il commissario all’emergenza Paolo Figliuolo ad ammettere che le dosi di vaccino sono troppe e quindi verranno donate all’estero. Il nostro Paese si è spinto troppo avanti e adesso ha i magazzini pieni di cure contro il Covid, in un momento in cui la campagna di somministrazione ha invece subito un forte rallentamento.
Così il primo marzo, scrive il Tempo, “il generale Figliuolo ha preso carta e penna e ha scritto alle Regioni: Buona parte delle dosi di vaccino mRna (Pfizer e Moderna, ndr) in afflusso nella seconda metà di marzo e nel mese di aprile è stata resa disponibile alle donazioni, sia per supportare Paesi in difficoltà sia per non generare surplus di vaccino superiore alle esigenze previsionali”.
Nel mezzo, la struttura commissariale ha continuato ad acquistare altri vaccini ancora in attesa del via libera da parte delle autorità regolatorie: “Sono i sieri prodotti da Sanofi/Gsk e da Valneva. Non utilizzano la tecnologia a mRna, come Pfizer e Moderna, ma sono considerati tradizionali. Dovrebbero servire per convincere gli ultimi italiani non ancora vaccinati. Di Sanofi/Gsk abbiamo già ordinato 10 milioni di dosi, per una spesa di 40 milioni di euro, di cui 10 milioni già liquidati. Per Valneva, invece, è stato fatto un accordo per un milione di dosi al costo di 16 milioni di euro”. Difficile, anche in questo caso, che vengano utilizzate tutte.
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