Un settore in crisi, messo in ginocchio come tanti altri dalla crisi economica che si è abbattuta sull’Italia di pari passo con l’emergenza sanitaria. Che rischia ora di finire dalla padella alla brace, nelle mani di una criminalità organizzata che ha subito fiutato l’affare e ha iniziato a muoversi per acquistare strutture finite in vendita. Così, nel giro di pochi mesi, il turismo in Sicilia rischia di diventare terreno di caccia per affaristi poco trasparenti, spesso e volentieri legati a realtà che agiscono in barba alla legalità. Un settore che, secondo Confesercenti, nonostante le difficoltà di oggi ha un peso enorme: il 15% del Pil della Regione.

La situazione d’altronde, purtroppo, sull’isola è tutt’altro che rosea. Attraverso le pagine di Repubblica il presidente regionale di Federalberghi Nico Torrisi ha spiegato in queste ore: “Siamo in un momento drammatico. Gli alberghi sono stati massacrati: sono stati i primi a chiudere e gli ultimi a rialzarsi e non tutti riapriranno perché le strutture siciliane sono mediamente piccole e non sono quindi nelle condizioni giuste per adeguarsi alle norme o non hanno la capacità finanziaria per farlo. Il mercato domestico non potrà colmare le mancanze derivanti dall’assenza di turisti. La crisi è ormai strutturata”.

E così mentre le risposte dalle istituzioni latitano, in Sicilia è esploso un fenomeno non nuovo, quello della compravendita degli alberghi. I cartelli che annunciano la volontà di cedere la propria attività fanno capolino più o meno da ogni parte. A Taormina, dove si contano almeno una ventina di casi del genere, il sindaco Mario Bolognari ha deciso di intervenire: “Quelle vendite non hanno nulla a che vedere con il coronavirus. Nella nostra città non è in atto alcuna svendita del patrimonio alberghiero, le strutture in vendita sono 12 e sono sul mercato da prima del lockdown”. Tante le offerte già arrivate per gli hotel, messi sul mercato a prezzi stracciati. Mentre gli incassi rischiano di far segnare addirittura un -50% rispetto allo scorso anno causa assenza di turisti.

Al ministero dell’Interno è subito scattato l’allarme, con approfondimenti per cercare di capire cosa stia accadendo e in che misura la mafia possa aver già messo le mani sul giro di affari. Con tanto di modello, simile a quello adottato nell’antiriciclaggio, per riuscire a fiutare il pericolo anche quando non sono direttamente gli albergatori a farsi avanti per denunciare quanto accade. La sensazione è che, purtroppo, la criminalità si sia già mossa. Molto più velocemente di chi dovrebbe aiutare imprenditori abbandonati, invece, a loro stessi ed esposti per questo a ogni tipo di pericolo.
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