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“Italia impreparata al Covid a causa dei tagli imposti dall’Europa” Lo studio che inchioda la UE

Pubblicato il 29/06/2020 10:41 - Aggiornato il 29/06/2020 10:51

L’emergenza dovuta al Coronavirus ha messo a nudo le gravi condizioni del Sistema Sanitario Nazionale, totalmente impreparato ad affrontare l’epidemia in seguito ai tre decenni di rigida austerità fiscale targata Ue.

All’interno di un paper pubblicato da tre economisti (due della Berlin School of Economics and Law e un consigliere economico di Angela Merkel) sulla rivista tedesca Intereconomics, viene analizzato il “legame tra il calo della spesa pubblica per l’assistenza sanitaria e la stretta di bilancio adottata dai vari governi in carica nel corso degli anni nell’intento di adempiere ai precetti fiscali stabiliti dal Trattato di Maastricht in poi”. 

L’Italia sta pagando amaramente “il prezzo di politiche di bilancio restrittive prolungate” che hanno condotto a un importante depauperamento del sistema sanitario. L’obiettivo è sempre stato quello di ridurre la spesa pubblica per ottenere risparmi e rientrare nelle rigide regole imposte dal meccanismo europeo. “L’attenzione unilaterale ai vincoli fiscali e alla riduzione del debito ha privato il settore sanitario italiano della sua capacità di offrire una protezione adeguata alle persone”.

Negli ultimi tre decenni, quindi a partire degli anni ’90, ripercorrendo l’andamento della spesa pubblica, emerge un resoconto impietoso di tagli di posti letto, infrastrutture e personale sanitario. Dai dati si nota proprio come periodi di forte consolidamento fiscale corrispondano a periodi di restrizioni alla spesa per la sanità pubblica.

“Nel periodo che va dal 2010 al 2018 la spesa sanitaria reale pro capite si è ridotta dell’8,2 percento mentre in Francia è aumentata del 17 percento e del 18 percento in Germania”. “Mentre dal 2008 al 2018 in Francia la spesa sanitaria pubblica totale (che include investimenti, spesa per il personale, ricerca e sviluppo etc.) è aumentata in termini nominali (ovvero includendo l’inflazione) del 26 percento, ed in Germania del 44 percento, in Italia è aumentata solo del 5,33 percento (dati Eurostat COFOG)”.

Si legge nello studio che “nel 1990 l’Italia aveva un numero di posti letto vicino a quello della Germania e perfino sopra la media Ue. Nel 2017, il numero di posti per le cure acute è sceso a 2,6″, mentre in Germania è rimasto lo stesso.

La situazione è talmente grave che, per far sì che una nuova emergenza non conduca nuovamente al crollo del sistema ospedaliero, gli autori dello studio propongono quanto prima l’introduzione di “una regola aurea degli investimenti pubblici nei trattati europei, ovvero uno scorporo degli investimenti pubblici dal calcolo del deficit”.