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Impresa, lavoro, diritti. La Puglia abbraccia il progetto di Gianluigi Paragone

Pubblicato il 04/06/2022 18:15 - Aggiornato il 15/02/2023 11:15

.A Lecce, il leader di “Per l’Italia con Paragone – Italexit” ha incontrato tesserati e simpatizzanti in una sala stracolma dell’hotel Hilton del capoluogo salentino, alla presenza del coordinatore regionale Mario Conca, e dei coordinatori provinciale di Lecce Silvestro Ivan Siciliano, di Taranto Cosimo Breccia, di Bari Giuseppe Masciale e di Brindisi Antonio Stridi e del coordinatore organizzativo delle province Giorgio Pala. Ai pugliesi, Paragone ha detto di voler riportare al centro dell’agenda politica i diritti negati e soprattutto il lavoro. “Proprio qui in Puglia, nel Salento – ha detto Paragone – la gente aveva pensato che le cose potessero cambiare votando Lega e Cinque Stelle, invece si è trovata di fronte ad un grande tradimento. Ma i pugliesi sono persone forti e di grande lealtà ed identità, alle urne sapranno punire questi traditori seriali ”. (Continua dopo la foto)

Emblematico, parlando di Puglia, è il caso dei balneari, oggi al centro di grosse polemiche. Paragone si è schierato al fianco della categoria. “ Il Governo Draghi – ha detto – vuole regalare le spiagge italiane alle multinazionali, agli amici degli amici, ai fondi speculativi. Per noi, i balneari sono invece un pezzo del made in Italy, sono un pezzo della grande storia del turismo italiano. E soprattutto sono lavoratori che ha sfidato il mare d’inverno e quindi sanno cosa vuol dire fare impresa”. E nel mentre lavoratori e imprenditori vengono mortificati da norme capestro, Paragone ha sottolineato tanti altri aspetti di questo governo, strappando più volte l’applauso della sala quando ha sottolineato il paradosso dei miliardi pagati per il mancato rinnovo della concessione ad Autostrade per l’Italia dopo il crollo del ponte Morandi con 42 vittime. (Continua dopo la foto)

E non da ultimo, il recupero delle identità. “Chiamatemi pure conservatore – ha detto il leader di Italexit – se conservatore significa recuperare le identità dei nostri nonni, quelli che lavoravano e che hanno fatto grande questo Paese e che poi è stato distrutto da questa Politica. Dobbiamo recuperare quel made in Italy, che è l’arte del fare, dell’economia reale, dove le banche accompagnavano e supportavano il territorio, perché sapevano che, se concedevano un mutuo agli imprenditori, potevano essere sicuri che quei soldi gli sarebbero stati restituiti. E’ questo il modello di economia che vogliamo, non quello dei titoli tossici. Le banche erano quindi le banche del territorio, quelle che accompagnavano la sua crescita. Ecco perché Italexit. Non vogliamo uscire dall’Europa per capriccio o per slogan, ma perché questa esasperazione neoliberista ha disaggregato il diritto al lavoro, ha disincentivato la piccola e media impresa che era ed è ancora il tessuto economico e sociale su cui si basa questo Paese”. (di Massimo Barbano)