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Immigrazione, navi covid per la quarantena. Quanto ci costano e cosa sono

Pubblicato il 03/09/2020 12:39 - Aggiornato il 04/09/2020 07:53

Hotspot sovraffollati, navi da quarantena… Disastri su disastri. E se “Promettopoli” crede che questa sia la soluzione, allora stiamo freschi. Durante il vertice di mercoledì (2 settembre), tenutosi a Palazzo Chigi il governo lo ha assicurato al sindaco di Lampedusa, Totò Martello, e al governatore della Sicilia, Nello Musemici: “l’hotspot di Lampedusa sara’ liberato con l’arrivo di navi quarantena entro 2 giorni”, riferisce il giornale locale il Fatto Nisseno.

Ultimamente sentiamo spesso parlare delle navi quartantena a bordo delle quali i migranti, arrivati in Italia via mare, ma non solo, vengono isolati e mantenuti. Si tratta di traghetti privati, istituiti dal governo il 12 aprile con un decreto della Protezione civile, dopo che era stato dichiarato lo stato di emergenza per l’epidemia di coronavirus. “Secondo il decreto, sui traghetti dovrebbero essere trasferite tutte le persone che sono state soccorse dalle imbarcazioni delle ong, tuttavia negli ultimi mesi sono stati confinati su queste strutture anche alcuni migranti che erano arrivati a terra con delle imbarcazioni di fortuna partite dalla Tunisia o dalla Libia”, racconta l’Internazionale.

Solo per il nolo della Moby Zazà, uno dei traghetti dela Compagnia di navigazione a cui si è fatto ricorso, la spesa “oscilla tra 900mila euro e 1,2 milioni di euro”. Tali imbarcazioni non solo sono un pugno nello stomaco per il dispendio ingente di risorse, ma rappresentano criticità per le condizioni in cui gli stessi migranti versano. Tant’è che le navi da quarantena sono sotto accusa da quando, il 20 maggio scorso, un ragazzo tunisino di 28 anni si è buttato in mare per raggiungere a nuoto la costa ed è morto. “Tenere le persone per lunghi periodi a bordo di una nave provoca un disagio psicologico, che anche in passato ha spinto le persone a gettarsi in mare”, spiega una operatrice legale.

Ma tra il prezzo altissimo che lo Stato paga, le condizioni fisiche e psicologiche a cui sottopongono gli immigrati, la mancanza di protocolli, la violazione delle leggi internazionali sul soccorso in mare, non può essere accettata come soluzione. Il Governo così sta solo spostando il problema da una parte all’altra. Lampedusa paga amaramente le conseguenze delle decisioni politiche e il governo nel frattempo cerca di ‘calmare le acque’ delle proteste con delle agevolazioni. Uno schiaffo ai cittadini che si vedono quasi costretti ad accettare una sorta di baratto.