C’è una linea sottile ma resistente che lega Palermo e Londra, passando per Roma e lambendo Tirana. Una linea elastica che si tira verso l’Africa. È la linea dell’immigrazione, questione che torna a tormentare quell’Europa le cui ricette di distribuzione hanno fallito così tanto da squinternare gli scenari politici di Francia e Germania per citarne due.
Giorgia Meloni nel giro di poche ore mette a segno un “uno-due” magistrale: l’incontro con il premier laburista Keir Starmer e l’inquadramento di Fitto nella casella della Commissione con anche il ruolo di vicepresidente esecutivo: non male per chi era già data per spacciata dalla solita stampa e dei soliti salotti televisivi. Il passo internazionale del governo Meloni è – su queste materie – un passo solido, pesante, che lascia una impronta marcata.
La sottile linea, dicevamo. Da Palermo a Londra. Palermo è il terminale dove i magistrati praticano la loro lettura “politicamente giuridica”, è il luogo del processo a Salvini, mandato alla sbarra dal “tradimento” dei Cinquestelle prima suoi alleati all’epoca in cui egli era vicepremier e ministro dell’Interno poi alleati del Pd e della sinistra quando il parlamento dovette decidere sull’autorizzazione a procedere; la sinistra voleva lo scalpo del leader leghista, autore dei decreti Sicurezza. Palermo è la trincea dove confliggono le differenze sostanziali tra due visioni che la semplicità narrativa riduce a umani e no (ricordo la copertina dell’Espresso di Damilano), tra buoni e cattivi, tra chi apre e chi chiude, tra chi è rigido e chi indulge.
Dal processo di Palermo contro un politico che, numeri alla mano, ridusse gli sbarchi, a Londra, a Downing Street “casa” del premier laburista Starmer, il quale – accompagnato dal ministro dell’Interno – ha voluto guardare dentro la sala operativa del governo italiano, un governo sovranista che farà storcere il naso ad alcuni dei suoi però registra ottime performance sul calo degli sbarchi. Ecco il punto “pragmatico”.
Inutile girarci attorno: le società sono stressate e anche a Londra lo sanno bene dopo i fatti di alcune settimane fa; così come lo sanno a Berlino dove ora invertono la rotta e chiedono rimpatri ed espulsioni. In Europa si sta guardando al modello italiano, un modello che punta sulle “non partenze”, quindi sugli accordi bilaterali con quei paesi africani coinvolti nel piano Mattei, e che ora aggiunge la sperimentazione di una piattaforma con un paese estero, l’Albania, che diventa centro di una accoglienza periferica. Starmer, oltre ad essere premier, è anche avvocato specializzato con la moglie nella difesa dei diritti umani: il suo interesse e il suo consenso al metodo Meloni/Piantedosi vale doppio. E neutralizza molte delle chiacchiere montate in Italia dal solito circoletto.