L’emergenza coronavirus rischia di pesare molto più di quanto si potrebbe immaginare sugli equilibri di una maggioranza già sfilacciata, disunita, dilaniata da costanti liti interne. E costretta ora a fare i conti anche con le assenze in Aula degli onorevoli che hanno contratto il Covid. Due senatori di Italia Viva, per esempio, attendono l’esito del tampone dopo aver manifestato sintomi influenzali. Altri due dei Cinque Stelle sono in via di guarigione e, dopo un tampone negativo, aspettano il responso del secondo. Una conta essenziale perché, dovesse venire meno il numero necessario in Aula, il rischio di k.o. sarebbere concreto.
Le limitazioni alle presenze in Parlamento a causa dei contagi sono quanto di peggiore potesse augurarsi un governo chiamato in questi giorni a un passaggio chiave come l’approvazione dello scostamento di bilancio, che necessita il sì della metà più uno dei componenti di entrambe le Camere. Maggioranza assoluta, dunque, non relativa, senza malattie o missioni che permettano di abbassare il quorum da raggiungere. Obiettivo tutt’altro che scontati soprattutto in Senato, dove i numeri giocano decisamente meno a favore del governo rispetto alla Camera: la quota da superare è 161, i rappresentanti giallorossi sono complessivamente 168. Con assenze che rischiano di arrivare fino a 7.
Fonti del Pd hanno già fatto sapere, a tal proposito, che i senatori a vita “potrebbero essere decisivi”. Si è anche ragionato sulla possibilità che Forza Italia faccia il fatidico passo accennato più volte negli ultimi mesi, dando il proprio sostegno al governo. Ma gli azzurri, per ora, smentiscono categoricamente questa ipotesi. Alla Camera, dove pure la situazione è leggermente migliore, i giallorossi non possono comunque dormire sonni troppo tranquilli: i deputati sono 340, la quota da superare 316. Ma il rischio, qui, è che il numero di assenti arrivi a una ventina.
Non è un caso, allora, che il ministro per il rapporti con il Parlamento Federico D’Incà abbia lanciato un appello: “Lo scostamento di bilancio è un atto politico”. Una chiamata alle armi per tutte le truppe arruolabili. Con l’opposizione che, da par suo, non pare intenzionata a fare sconti: al momento, l’orientamento resta quello di fare barricate sulla possibilità di voto a distanza, così da mettere in difficoltà il governo fino alla fine. Il presidente della Camera Fico ha convocato la giunta per il regolamento per discutere delle modalità di lavoro durante l’emergenza. Al momento, però, una soluzione che rassicuri i giallorossi resta un miraggio.
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