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“Il concorso per presidi dei misteri”, ecco i documenti che dimostrano le anomalie

Pubblicato il 19/07/2021 13:49 - Aggiornato il 19/07/2021 13:55

“Il concorso per presidi era truccato”, si legge tra le righe del Riformista. Sono troppe le stranezze riscontrabili che riguardano il concorso bandito dal Miur nel 2017 per individuare le posizioni di 2.425 presidi (stesso concorso al quale ha partecipato l’ex ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina). Così, per la prima volta nella storia dei concorsi pubblici, “il Tar del Lazio ha ordinato la consegna del codice sorgente integrale a tutti i ricorrenti”.

Ma esaminiamo alcuni degli aspetti proposti dal quotidiano, che sottolinea, alla luce di come si stanno presentando i vari elementi, “i fatti sono gravi”. Il Miur riceve decine di migliaia di domande: alla preselettiva sono circa 34.000 candidati, di questi solo 9.000 passeranno alla prova scritta.

La gestione ricade sotto il Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Marco Bussetti, ma è sotto il governo Conte I, che il paradossale sistema di valutazione concorsuale mostra i suoi limiti. Come previsto dall’allora ministro Bussetti, le prove scritte si sono svolte in più città, in tutte le regioni. Ad esaminarle vengono selezionate trentotto sottocommissioni d’esame. Le 38 sottocommissioni danno però “valutazioni difformi” e “decisamente bislacche”, tanto che sono ben 2.400 i candidati esclusi agli orali che vogliono vederci chiaro e “richiedono l’accesso agli atti ai sensi dellalegge 241/90“. Accesso che viene negato fino a quando arriva il ministro Lorenzo Fioramonti e la pratica si sblocca all’improvviso.

Sono molti i docenti, in molti casi già vice Presidi, che, certi della loro performance, non si spiegano l’esito negativo della prova scritta e fondano così un comitato, traformato poi in associazione, “Trasparenza è Partecipazione”.

Ovviamente, il sospetto, è che ci fosse una certa “predisposizione” a essere generosi e che non si sia mantenuto l’anonimato. Quello che si è aperto è un vero e proprio vaso di Pandora. Marco Calonzi, noto esperto della Procura di Roma, ha trovato i metadati manomessi e ha certificato nella sua relazione di trovarsi davanti a una situazione imbarazzante. Probabilmente l’anonimato non vi è mai stato, se non limitato alle apparenze.

È risultato inoltre che “valutazioni più che positive” sono state attribuite a “elaborati quasi lasciati in bianco”. Non solo: la griglia di valutazione del Concorso Presidi 2017 è stata cambiata “3 mesi dopo la prova scritta”. Tra le stranezze riferite da Il Riformista: “i giudizi positivi attribuiti a compiti che presentano non pochi elementi di riconoscimento, quali l’utilizzo di elenchi di parole, uno alternato di maiuscole e minuscole, e soprattutto voti decisamente positivi a fronte di compiti che umiliano il buon senso, consegnati con due frasi tronche”. Se venisse confermata la violazione dell’anonimato si configurerebbe un reato penale molto grave.

Un’altra delle stranezze che fa notare il quotidiano è che sono numerosi i commissari per le correzioni dei testi scritti, che in seguito alla verbalizzazione degli esisti, si sono dimessi in gran velocità.