Matteo Renzi si difende dalle accuse e contrattacca. Sostenendo di essere stato addirittura costretto a pagare 4 mila euro per conoscere cosa avevano in mano i pm contro di lui. A raccontarlo, nel libro “Il Mostro”, è stato proprio l’ex premier. Un estratto del testo è stato pubblicato in queste ore dalla testata il Dubbio: “Dopo oltre due anni, finalmente, chiudono le indagini e consegnano le carte. Vado in tribunale e chiedo il file che mi riguarda. Mi rispondono che sono novantaquattromila pagine. Mi dicono: prima lei deve strisciare. Strisciare? Hanno scelto quello sbagliato, penso. Poi mi spiegano: strisciare la carta, la carta di credito. Per sapere tutto ciò che i pm hanno fatto su di me devo pagare allo stato oltre 4.000 euro perché le carte sono tante. Cioè 4.000 euro per sapere che cosa lo stato ha fatto della mia vita. Vi sembra giusto?”.
“Ho pensato: ma se uno non ha soldi, come fa? – si legge nel libro – Comunque 4.000 euro a me non fanno la differenza, ma per molte famiglie sì. Non mi sembra giusto questo modo di procedere ma decido comunque di rispondere con le armi della giustizia e non con la polemica. Non firmo comunicati stampa, non grido al complotto, non propongo leggi ad personam. Faccio l’imputato, studio le carte, firmo ricorsi. E dimostro in modo inequivocabile che la verità dei fatti è diversa da quella raccontata. Ecco perché non accetto che si dica che io sto attaccando come tutti i politici quelli che indagano su di me. Io sto facendo – per una volta – quello che dovrebbero fare tutte le persone, ma che comprensibilmente non tutti possono permettersi di fare, per varie ragioni: rispondere colpo su colpo alle ingiustizie non permettendo a nessuno di violare la legge. Nemmeno ai magistrati”.
Secondo Renzi “nella vicenda Open non solo c’è l’invasione di campo sul decidere chi e come può fare politica, non solo c’è da pagare l’obolo per sapere di che cosa ti accusano, non solo c’è una rappresentazione mediatica che ti trasforma in un gangster solo per aver provato a cambiare l’Italia, visto che nei fatti l’unica vera accusa che ti muovono è quella di fare politica, non altro. C’è di più. Nella vicenda Open, per cinque volte, prima del rinvio a giudizio, la Corte di Cassazione annulla le decisioni del Pm. Cinque volte solo nelle indagini preliminari. Ci rendiamo conto? È un record straordinario: se per cinque volte i magistrati della Cassazione mettono nero su bianco che i metodi, le ragioni, le risultanze dell’indagine Open non sono rispettosi della legge significa che qualcosa non funziona più”.
Si legge ancora nel libro: “Ricapitolando. Il giudice penale decide che l’azione politica di Matteo Renzi e dei suoi amici è illegale. Perché? Forse ruba? No. Perché loro dicono di non voler fare una corrente, ma il giudice penale ha deciso che quella è una corrente. C’è una legge che disciplina come funzionano le correnti? No. È una scelta del giudice dire che quella è una corrente. Sulla base della decisione politica del giudice, si apre un’inchiesta che diventa un processo che diventa uno show che per tre anni finisce costantemente sulle prime pagine ed è centrale in quasi tutte le trasmissioni televisive di politica”.
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