x

x

Vai al contenuto

“Ho chiesto in ospedale una visita d’urgenza e non c’era posto, ma poi ho chiesto se ce ne fosse a pagamento…”

Pubblicato il 02/06/2022 10:24 - Aggiornato il 15/02/2023 11:15

Gentile senatore le scrivo per raccontarle di una vicenda disdicevole capitatami di recente. Qualche settimana fa mio figlio ha iniziato a manifestare alcune strane macchie sulla pelle e così abbiamo messo le solite pomate, tuttavia dopo qualche giorno si sono aggravate fino a destare la nostra preoccupazione e a spingerci ad andare in pronto soccorso. È inutile che le racconti quanto abbiamo dovuto attendere per essere osservati da un medico. Ormai tutti sanno che il sistema sanitario è al collasso e alla scusa della pandemia non crede più neanche il più fervente seguace di Burioni. Così dopo qualche ora (6 per l’esattezza) di paziente attesa siamo stati ricevuti da un dottore che dopo attenta analisi ha detto che c’era bisogno di una visita specialistica di urgenza dal momento che non aveva le competenze per prescrivere una cura. E così ci siamo recati allo sportello delle impegnative richiedendo la suddetta visita di urgenza. Attenzione al dettaglio, tutto questo avveniva un venerdì mattina… (Continua dopo la foto)

Il giorno, infatti, è decisivo dal momento che la normativa prevede che una visita d’urgenza debba essere fissata entro 72 ore dalla richiesta, ma le 72 ore devono essere lavorative. E così l’addetta allo sportello ci ha fissato un appuntamento per il martedì successivo. Dinanzi al mio sconcerto per una visita d’urgenza che viene rilasciata dopo quattro giorni e in considerazione del fatto che le condizioni di mio figlio non consentivano di attendere neanche qualche ora, ho gentilmente richiesto all’addetta allo sportello se voleva parlare lei con la malattia e farle presente che il sabato e la domenica doveva riposare e non andare avanti a devastare il corpo del mio ragazzo. (Continua dopo la foto)

Ma con sguardo perso nel vuoto la signora ha risposto che loro erano in regola con la normativa. A questo punto ho dato uno sguardo al portafoglio e poi al viso di mio figlio; così ho pronunciato la parola magica: “Intramoenia”. Eh sì, ho chiesto una visita a pagamento. “Mi scusi signora ma se fosse a pagamento ci sarebbe qualche medico specialista disposto alla visita?” E lei sorpresa: “Ma sono 250€!” A quel punto oltre essere un urgenza era diventata una questione di dignità e ho risposto che mi andava bene la cifra, ma che volevo una vera visita di urgenza. E indovi? La visita è stata fissata ed esattamente 40 minuti dopo mio figlio veniva visitato con tutti i crismi e con tutto il tempo necessario da uno specialista dotato di ogni strumento per fare una diagnosi. Sì Senatore, ha capito bene, esattamente dopo 40 minuti contro i 4 giorni della visita “gratuita” (si fa per dire perché l’abbiamo già pagata con le tasse) e tutto questo è capitato nel cuore della più ricca e civile città italiana: Milano. (Continua dopo la foto)

Senza quei 250 € che ora peseranno sull’economia mensile della nostra famiglia, non avremmo avuto quella visita e chissà ora come sarebbe conciata la pelle di mio figlio. Ma io mi chiedo, abbiamo speso miliardi in mascherine, leggo sul suo sito circa 9, e chissà quanti altri ancora in vaccini, ma nulla è stato speso per aumentare i medici, gli infermieri e anche per rinnovare gli ospedali? In questa Repubblica noi cittadini comuni non sentiamo più di avere nessun diritto in quanto cittadini. L’impressione è quella che l’unico diritto che ci sia rimasto è quello dei consumatori e dei pagatori e che l’unica regola sia avere i soldi in tasca senza i quali ormai sei fregato. Ci sentiamo abbandonati e spero proprio che il suo nuovo partito possa cambiare qualcosa. La seguo da qualche mese è indubbiamente la voteremo, tutta la famiglia. Ma insieme alle tante giuste battaglie che ho visto fare in questi mesi, la prego di mettere innanzitutto quella per una sanità dove chi paga le tasse riesca ad avere davvero un servizio senza dover aggiungere altre “tasse private” da versare.