In questi casi è fondamentale non arrendersi mai! Con un comunicato stampa il Coordinamento Sindacale Appartenenti Polizia ribadisce nuovamente al governo la propria assoluta contrarietà alla misura che impone l’obbligo di presentare il Green Pass per poter accedere ai luoghi pubblici e persino, con l’estensione che riguarda quella attuata a partire dal 15 ottobre, lavorare. Il coordinamento lancia l’appello affinché venga, da quest’ultimo, sospeso. Il clima di tensione e discriminazione venutisi a creare con la carta verde sono estremamente alti e ciò non condurrà a nulla di buono, anzi. (Continua dopo la foto)
Nelle piazze di tutta Italia, luoghi di protesta, ci sono persone “perbene”, tra le righe del comunicato la Polizia sottolinea: “Riteniamo opportuno, dopo i recenti episodi, rimarcare quanto già segnalato, con la precedente missiva, circa la necessità di un ripensamento sulla disciplina complessiva del Green pass e sulle sue concrete modalità di attuazione. Assistiamo a continue manifestazioni caratterizzate non dalla presenza di esaltati e facinorosi, che pure spesso riescono ad insinuarsi, ma da gente comune, padri di famiglia, donne con bambini ed anziani”.
“Quando il malcontento cresce, inevitabilmente si creano tensioni sociali che richiedono l’intervento della forza pubblica, ma queste, paradossalmente, possono addirittura finire per alimentarlo, ogniqualvolta l’uso della forza rischia di essere percepito come ingiustizia dalla maggioranza dei partecipanti. Molti colleghi sono chiamati a respingere, disperdere, allontanare e contrastare manifestanti motivati da esigenze che loro per primi comprendono, e l’essere poi additati dalla pubblica opinione come “violenti” (quand’anche si stia esercitando l’uso legittimo della forza) non fa altro che compromettere quella legittimazione, o percezione di essa, tra gli operatori, i cittadini e lo Stato. Piuttosto che reprimere severamente i cittadini, che compongono il POPOLO italiano, occorrerebbe che ci si interrogasse sulla gestione della cosa pubblica e delle amministrazioni, in questo Paese”, scrive il coordinamento sindacale.
“I muri non servono mai a niente, specie il muro contro muro. I blocchi, in tutti i campi, creano solo lesioni, fratture, incomprensioni, distanza, avversione, guerre. La forza della democrazia, che indubbiamente pervade le nostre istituzioni, spinge sì verso ponderate decisioni, ma solo all’esito di un grande dibattito, della diffusione di informazioni, notizie e conoscenze, non nella confusione e nel marasma generale, in cui purtroppo a volte annaspiamo. Non ci si meravigli se personaggi autorevoli del mondo della cultura, come Alessandro Barbero, Massimo Cacciari, Gianni Vattimo ed altri, ritengono doveroso intervenire sui rischi che comportano talune limitazioni delle libertà e ci mettono in guardia rispetto alla protratta sospensione di taluni diritti primari, in nome di plurime, susseguenti emergenze. E ci sia consentito: anche nel mondo della Polizia si possono levare appelli accorati al rispetto di certi diritti, non solo da quello della magistratura, del giornalismo o di altri ordini professionali. Perché, ricordiamocelo, quando non siamo di turno, pur ‘essendo sempre in servizio’, abbiamo la facoltà, se non il dovere, di partecipare al movimento fervido della società civile”.
La polizia rappresentata dal coordinamento ha deciso di esprimere anche il proprio giudizio riguardo la criminalizzazione mediatica che i manifestanti, gente pacifica, hanno dovuto subire. “Quando si maneggiano i diritti individuali costituzionalmente garantiti e si toccano sensibilità civili e giuridiche, sarebbe opportuno avere prudenza e comprensione: le lapidazioni mediatiche e interne ci riportano alla memoria la famosa espressione di Gesù sulla prima pietra da scagliare. Intelligenti pauca! Non è mai ridondante ricordare che non è il dito a cui dobbiamo guardare, ma è la luna che indica, altrimenti piuttosto che levare lo sguardo ed i pensieri verso l’alto, ci accartocciamo, pedestri, schiacciati dalla forza di gravità massimalista!”