Un Recovery Fund che mette in pericolo la nostra sovranità industriale, a tutto vantaggio delle solite note: Francia e Germania. Un’eventualità remota ma non troppo che in queste settimane diversi analisti hanno già delineato, mettendo in guardia il governo (sempre che stia ancora a sentire voci diverse dalla propria) sulle conseguenze di un’eventuale adesione al piano che prevede, al momento, 500 miliardi di euro di trasferimenti a fondo perduto e 250 miliardi di prestiti. La fetta italiana corrisponderebbe a 172,7 miliardi: 81,8 di sovvenzioni e 90,9 di prestiti. Soldi che in qualche modo dovranno comunque rientrare, con delle modalità che al momento restano avvolte da una pericolosa cortina di fumo.
Come scrive Inside Over, il rischio è che per quanto riguarda l’Italia, tra i Paesi più colpiti dalla pandemia, “vengano venduti assetti industriali o infrastrutture strategiche, soprattutto per ripianare quei 90,9 miliardi di euro di prestiti”. Uno scenario che andrebbe ovviamente a tutto vantaggio di Parigi e Berlino, che hanno più di un interesse soprattutto nel nostro settore aerospaziale, nella cantieristica navale e in quella ad alta tecnologia. I nostri vicini, infatti, si trovano a fare a loro volta i conti con gli effetti della pandemia e avrebbero molto da guadagnarci da un eventuale inglobamento delle nostre industrie.
Pensare, per esempio, che sul fronte aerospaziale siamo l’unico Paese europeo insieme alla Francia ad avere un sistema in grado di portare in orbita carichi pesanti. Parigi, non è un mistero, punta a diventare il leader del Vecchio Continente in questo settore, così da poter sfidare a viso aperto Russia e Stati Uniti. Stesso discorso per le unità navali prodotte da Fincantieri: gli Usa hanno scelto le nostre fregate Fremm per il loro programma di nuova generazione.
C’è il rischio, quindi, che il Recovery Fund tanto sbandierato in queste settimane dal governo Conte, oltre ad arrivare decisamente fuori tempo massimo per aiutare aziende e lavoratori in crisi, si trasformi in una pericolosa trappola che metterebbe a rischio alcuni fiori all’occhiello dello Stivale. Un allarme che, ad oggi, continua a cadere totalmente nel vuoto.
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