Una volta di più con la liberazione di Cecilia Sala, Giorgia Meloni ha dimostrato di essere la leader perfetta di questo tempo.
Che tempo è? È il tempo della Storia che vibra, che scuote. Altro che la fine della Storia come ebbe a dire Fukuyama all’indomani della Caduta del Muro. No no, la Storia è tornata a scandire il tempo. È il tempo dei confini, dicevamo; del sovranismo che si estende per terra e per mare (da intendersi come luogo geopolitico ma anche come controllo dei fondali dove passano infrastrutture imprescindibili: Panama è la prima risposta “hard” all’avanzamento della Cina come potenza navale) ma anche “sovranismo nel cielo” come testimonia la attualissima questione dei satelliti e delle comunicazioni. È il tempo delle fonti energetiche che servono hic et nunc per evitare che la produzione rallenti oltre misura; è il tempo delle terre rare da conquistare e sottomettere perché altrimenti le batterie non si fanno. Questo significa Groenlandia.
È il tempo dei vecchi lemmi che la retorica europeista aveva troppo frettolosamente messo archiviato pensando alla pace come un diritto acquisito ed eterno. Infatti l’Europa è fuori dal gioco di questo tempo, tenuta in vita artificialmente solo per salvare le apparenze e le speculazioni. L’Europa non si salva perché doveva già trovarsi nel luogo giusto all’appuntamento con la Storia, ma se tagli fuori i popoli dai processi democratici quel che ne esce è un grande equivoco. Dunque – ritornando a noi – Trump giocherà alla sua maniera per recuperare quel terreno che l’America aveva perso pensando che la Storia fosse finita: la Casa Bianca stringerà accordi con i singoli Stati secondo la grammatica delle vecchie scuole; chi ci sta ci sta. Il segnale che ha dato a Giorgia Meloni è un segnale di stima ad alta densità politica: è il riconoscimento che lei è affidabile perché “oltre” l’Unione europea, è oltre i piani cartesiani maldisposti tra Parigi e Berlino. Trump ha dimostrato che la tela di relazioni è realizzata coi vecchi fili, persino laddove – Iran – qualcuno pensava che la trama fosse sfilacciata.
Giorgia Meloni è il leader sovranista nel senso più pieno, denso, corposo dell’idea della supremazia dello Stato rispetto ai progetti di superamento dello stesso. Lei non ha eguali in Europa e per quanto le relazioni tra Trump e Orban siano più consolidate nel tempo, l’Ungheria non ha il valore strategico dell’Italia. La nostra premier non solo ha condotto la liberazione di Cecilia Sala con una idea di trattativa, ma ha pure dimostrato carisma personale e solidità di squadra. In questi giorni abbiamo capito che non è nemmeno vero che lei non abbia una squadra solida a Palazzo Chigi: da Mantovano a Fazzolari passando per Caravelli, Giorgia Meloni può appoggiarsi ad uno staff preparato alle sfide politiche che ci attendono. Si sono giocati tutto e tutto hanno vinto