Un dl Rilancio dalla genesi caotica, che continua a vivere di pericolosi tira e molla all’interno di una coalizione, quella giallorossa, tutto fuorché compatta. E che ora vive dei tentativi di ogni sua componente di portare acqua al proprio mulino nella spartizione di una torta dal peso specifico non proprio irrilevante, ben 75 miliardi che hanno scatenato la corsa di Italia Viva, M5S e Pd ad accaparrarsi le fette più succulente. Attenzione rivolta, oltre che al tesoretto in sé, ai possibili risvolti elettorali, con i leader pronti a intestarsi eventuali successi accusando gli alleati per i fallimenti da mettere in conto. E con un fronte nomine più caldo che mai.
Sul fronte provvedimenti, il pacchetto emendamenti che doveva arrivare in commissione Finanze ha fatto capolino in ritardo. Una serie di norme che, come anticipato da Gian Maria De Francesco sulle pagine de il Giornale, spaziano dalla stabilizzazione dei contratti co.co.co. nelle amministrazioni pubbliche alle borse di studio per gli studenti fuori sede, fino ai bonus per i caregiver (chi assiste dei parenti stretti con difficoltà di salute) e per i Caf.
Un emendamento sblocca il limite di investimento annuale in Piani individuali di risparmio, i cosiddetti Pir per i quali si potrà superare la soglia dei 30 mila euro annui fatto salvo il tetto dei 150 mila in un quinquennio. E poi gli sport-bond, obbligazioni che saranno emesse dall’azienda pubblica Sport e Salute, legata direttamente al Coni e i cui titoli saranno rimborsati al 110% sotto forma di decreto d’imposta. In mezzo a tutto questo polverone, però, si gioca una partita parallela, quella sulle partecipate statali. Con i due principali partiti al governo, Pd e Cinque Stelle, a guardare con comune interesse allo stesso settore-chiave, quello dell’energia.
Il ministero degli Esteri attualmente retto da Luigi Di Maio dovrebbe diventare il soggetto che vigilerà su Simest, controllata di Cassa Depositi e Prestiti, influenzandone così il processo decisionale. L’Authority che vigilia sulle reti ha invece fermato il tentativo del deputato Pd Benamati di riorganizzare il Gse, controllata del Tesoro che gestisce gli incentivi alle rinnovabili: “La gestione dei mercati richiede che l’assetto di governo assicuri, nel concreto, i caratteri propri di gestione neutra e super partes” spiega l’ente dopo aver stoppato l’iniziativa. Momentaneamente.
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