Siamo solo a un passo. E c’è urgenza di intervenire in modo netto e serio, altrimenti per l’Italia si apre il baratro del default. Lo spettro dell’insolvenza sulle consegne di gas è per ora solo rimandato. I grandi consumatori industriali allacciati direttamente alla rete, come le cartiere o i cementifici, tirano un sospiro di sollievo per l’immediato futuro ma guardano con molta preoccupazione al domani. L’asticella, infatti, è a 30 giorni. E il fato è cortissimo. Il pericolo imminente di fermare la produzione per il mancato rinnovo di contratti di fornitura è dunque posticipato di un mese. Come spiega Il Sole 24 Ore, “il verdetto rimane invece in sospeso peri rivenditori al dettaglio di energia, che erogano gas (e spesso elettricità) a migliaia di famiglie, esercizi commerciali e imprese: dopo il 1° ottobre si temeva che ne potessero ‘saltare’ in rapida sequenza addirittura un centinaio, perché a corto di combustibile o perché strozzati da nuove condizioni di acquisto troppo pesanti”. (Continua a leggere dopo la foto)
Anche tra questi operatori c’è però chi è riuscito a guadagnare tempo, mettendosi – almeno per il momento – in salvo. Spiega Sissi Bellomo: “A sbloccare la situazione è stata la possibilità di prorogare di un mese i contratti della passata stagione, che è stata colta – a quanto risulta al Sole 24 Ore – dalla quasi totalità dagli industriali ancora scoperti da accordi per l’anno gas cominciato. Si tratta insomma soltanto di una breve tregua, ma comunque importante perché si spera possa servire alla costruzione di argini più resistenti a difesa del sistema energetico, la cui tenuta è messa a dura prova dalla crisi” del gas innescata dalla guerra in Ucraina e dalla folle gestione europea. (Continua a leggere dopo la foto)
Per avere la sicurezza di aver davvero allontanato il pericolo di default a catena bisognerà attendere qualche giorno. Tra i grandi problemi, infatti, spunta il caso dell’ex Ilva, che non si è ancora assicurata nemmeno un accordo di breve durata per soddisfare il suo fabbisogno di gas, che rimane importante (700-800 milioni di metri cubi l’anno). “È probabile che serva un intervento ad hoc da parte dello Stato per sbloccare le trattative, ostacolate da problemi di liquidità che già nei mesi scorsi avevano portato il gigante malato dell’acciaio ad accumulare un forte arretrato nel pagamento delle ‘bollette’ all’Eni: la morosità era di 285 milioni di euro al 30 giugno secondo il bilancio di San Donato. (Continua a leggere dopo la foto)
Ex Ilva a parte, “il prossimo passo – su cui sembra propensa a convergere anche Confindustria – potrebbe essere quello di stabilizzare fino a primavera il sistema della navigazione a vista, con una serie contratti di durata mensile invece che per l’intero anno termico. Forse non è il rimedio ideale, perché offre una sicurezza sempre provvisoria, ma è una soluzione pragmatica e forse l’unica strada davvero praticabile per superare un inverno denso di incertezze, sia sul fronte della disponibilità di gas sia in relazione all’effettivo livello dei consumi, per non parlare della volatilità dei prezzi e delle pressioni sulla liquidità delle imprese”.
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