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Garanzia giovani, un flop da 2,8 mld. Ecco come l’Ue spreca i nostri soldi

Pubblicato il 06/10/2020 13:25

“Vale la pena finanziare ancora un programma di inserimento nel mondo del lavoro che offre così poco ai giovani?”, si domanda su Twitter Michele Tiraboschi, professore di diritto del Lavoro all’Università di Modena. I dati parlano chiaramente e li raccoglie la Repubblica, spesso con il programma Garanzia Giovani, il personale viene ingaggiato utilizzando gli stage al posto dei contratti a termine e i tirocini sono in realtà senza formazione.

La Garanzia Giovani è una misura attiva da sei anni, che avrebbe lo scopo di reinserire nel mondo del lavoro i 2 milioni di Neet presenti sul territorio italiano (i giovani che non studiano e non lavorano). Nonostante sia stata rifinanziata da pochissimo con 2,8 miliardi di euro, i dati non indicano affatto che il programma Ue stia portando a risultati apprezzabili, anzi sembrerebbe che la sua introduzione sia stata “la moneta cattiva che caccia quella buona”, spiega Tiraboschi riferendosi al fatto che tale meccanismo incentivi a non utilizzare contratti a termine.

All’atto pratico quando un giovane viene, ad esempio, ingaggiato per la prima volta nel mondo del lavoro come commesso di abbigliamento con lo stage di Garanzia Giovani, percepirà dal negozio solo 150 euro al mese e altri 300 dalla Regione.

“Secondo l’ultimo rapporto nel primo quadrimestre di quest’anno i tirocini costituiscono il 68,6% delle misure proposte ai giovani ‘presi in carico’, a fronte di un 28,6% di programmi di formazione e di un modestissimo 1,7% di accompagnamento al lavoro”. Tiraboschi commenta: “Molti di questi tirocini si sarebbero fatti anche senza la paghetta dello Stato.”

L’unica eccezione la fanno Toscana e Veneto dove i dati sembrano fornire segnali positivi. Nella regione fiorentina, l’assessore al Lavoro Cristina Grieco commenta: “Noi abbiamo un tasso di avviamento al lavoro che sfiora il 90%, con il 46% di contratti a tempo determinato e il 22,54% a tempo indeterminato. Abbiamo anche i tirocini, ma con un tasso di trasforazione in contratti di lavoroche sfiora il 60%”. 

Il fatto che il numero di stage per lavori come commesso o banconista sia così elevato non è un segnale positivo. Eleonora Voltolina, direttrice del sito “La Repubblica degli stagisti“ ne dà le motivazioni: “Quasi 20mila tirocini da gennaio ad aprile sono stati nelle professioni non qualificate del commercio e dei servizi, categoria che comprende venditori ambulanti, addetti alle pulizie o allo spostamento alle merci. Ha senso fare tirocini e tirocini lunghi, per questo tipo di mansioni, considerato che questi gruppi professionali sono poco propensi ad assumere al termine del percorso?”