Infettivologhi? Parlano come se fossero “guru” ai quali prestare ascolto, come sacerdoti che professano verità assolute e lo fanno in un momento così delicato nel peggiore dei modi, con le peggiori conseguenze sull’opinione pubblica. Trasmissioni televisive, libri, canali social: sono numerosi gli strumenti che dall’inizio della pandemia sono stati utilizzati dagli esperti del settore per veicolare le proprie visioni e previsioni sul Covid e sull’espansione dei contagi.
Chi la vede nera, chi bianca, chi a strisce, chi a pois. Ma siamo sicuri che esprimano delle opinioni sulla base di dati e procedure scientificamente e statisticamente valide e che quindi si limitino alle proprie competenze senza sbilanciarsi con valutazioni politiche che in realtà non competono a loro?
È risaputo che le loro comunicazioni spesso abbiano provocato allarmismo infondato nell’opinione pubblica. Si sono fatti guerra tra di loro, hanno detto tutto e il suo contrario. Hanno invocato lockdown e allo stesso tempo sottostimato le dinamiche di contagio.
I loro modus operandi e i contenuti sono talmente poco condivisibili e raccomandabili che hanno portato perfino le strutture presso le quali questi esperti sono impiegati a prendere le distanze da certe loro dichiarazioni. Come nel caso dell’infettivologo Galli dell’ospedale Sacco di Milano che diceva: «Mi ritrovo ad avere il reparto invaso da nuove varianti e questo riguarda tutta quanta l’Italia e fa facilmente prevedere che a breve avremo problemi più seri».
Sembrava stesse per piombare la catastrofe sulla struttura sanitaria milanese e non solo, nella sua dichiarazione ha messo di mezzo tutto il territorio nazionale. Sta di fatto che ieri sera, lo stesso ospedale dove lui lavora è dovuto intervenire mediante comunicato, con tanto di numeri e dati aggiornati, per smentire in modo abbastanza secco la comunicazione dell’esperto.
L’Asst Fatebenefratelli Sacco precisa che “tali affermazioni al momento attuale non rappresentano la reale situazione epidemiologica all’interno del Presidio”. L’Asst in collaborazione con il suo Laboratorio di Microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze e con l’Ats Città Metropolitana di Milano, è dalla fine di dicembre 2020 che collabora come parte attiva del sistema di sorveglianza. La struttura aggiunge: “Attualmente le percentuali di varianti identificate sono in linea con la media nazionale ed inferiori alla media regionale”. E in conclusione sottolinea che non “c’è nessun paziente positivo a brasiliana o sudafricana”.