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Galli, il virologo onnipresente in TV, ora indagato. Le accuse

Pubblicato il 05/10/2021 14:11 - Aggiornato il 07/12/2022 18:44

Ed ecco uscire il torbido dalle acque che scorrono silenziosamente nel sottosuolo. Negli ultimi due anni lo abbiamo visto spesso sugli schermi delle televisioni. Sono state continue le sue partecipazioni ai programmi televisivi. Come tutti gli altri di questa professione che hanno acquisito un’enorme notorietà “grazie all’arrivo del Coronavirus”, anche lui, l’ormai super noto virologo Massimo Galli, già primario del reparto di Malattie infettive all’Ospedale Sacco di Milano, professore ordinario presso il dipartimento di Scienze biomediche dell’università Statale di Milano, è diventato famoso. 

In pensione da pochi giorni e con un libro “in cantiere”, alla lista del profilo che descrive Galli adesso vi è una questione che sicuramente spicca: è indagato dalla Procura di Milano. Assieme a lui a subire l’accusa anche altre 33 persone, tra professori universitari, dirigenti pubblici legati alla politica e. ricercatori. Coinvolte anche l’università Cattolica del sacro cuore, di Torvergata e de La Sapienza di Roma e l’università degli Studi di Torino. 

I Nas martedì mattina hanno effettuato una trentina di perquisizioni che hanno portato i 33 all’accusa di associazione a delinquere, turbativa d’asta, falso in atto pubblico. “Ipotesi di reato, secondo l’accusa, per la maggior parte avvenute durante il periodo del primo lockdown del marzo 2020”, si legge tra le righe del Fatto Quotidiano da cui riprendiamo l notizia. La maxi-indagine sulla nuova concorsopoli lombarda riguarda decine di bandi truccati per l’assegnazione di titoli di professore o ricercatore prevalentemente presso la Statale di Milano, l’università Bicocca e lo stesso ospedale Sacco.

Secondo le dichiarazioni rilasciate dalla Procura di Milano, “la situazione che emerge dall’analisi delle conversazioni intercettate è a dir poco sconcertante”.  “Gran parte dei concorsi banditi sono stati oggetto di condotte di addomesticamento. Trattasi di collusioni e altri metodi di turbativa che hanno inquinato sistematicamente la regolarità delle procedure di selezione in esame, sostituendo logiche clientelari al metodo meritocratico e al principio di imparzialità, che dovrebbero orientare le scelte dell’amministrazione pubblica per espresso dettato costituzionale.” Le indagini, prosegue la Procura, “hanno consentito di delineare un grave quadro indiziario in ordine al sistematico condizionamento delle procedure per l’assegnazione dei titoli di ricercatore e di professore (ordinario e associato) all’interno della facoltà di Medicina e Chirurgia dell’università degli Studi di Milano”