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Ora l’Europa potrebbe salvare Atlantia e i Benetton

Pubblicato il 15/01/2020 17:10 - Aggiornato il 15/01/2020 17:13

Siamo arrivati al paradosso. Adesso c’è il serio rischio che a salvare i Benetton sia proprio l’Europa. Il meccanismo è sempre lo stesso: lo vuole l’Europa. E il parlamento italiano accetta, ratifica, subisce. Un motivo in più, insomma, per continuare una battaglia sacrosanta contro questa Unione europea che ci penalizza e basta. Salvare i Benetton, in nome del dio denaro (come vedremo), vuol dire uccidere due volte chi ha perso la vita nella tragedia del Ponte Morandi. Il nodo è semplice: con la revoca delle concessioni autostradali in vista, e con i guai giudiziari a cui badare, Atlantia rischia di perdere tutto. E dunque ora scendono in campo gli investitori internazionali che ruotano attorno all’universo Benetton. Ad esempio il fondo sovrano di Singapore Gic, la banca d’affari francese Lazard e il colosso britannico del credito Hsbc.

Sono loro infatti – come scrivono Fabio Savelli e Martina Zambon sul Corriere della Sera – che starebbero per “inviare una lettera alla Commissaria Ue alla Concorrenza Margrethe Vestager e al vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis, chiedendo di modificare l’articolo 35 del Milleproroghe approvato alla fine dell’anno, ma da convertire in Parlamento entro febbraio, perché ‘compromette la prevedibilità normativa, scoraggiando gli investimenti'”. Con il Milleproroghe, infatti, è stato ridotto a 7 miliardi (dai 23 previsti dalla Convenzione del 2007 che disciplina il rapporto tra lo Stato ed Autostrade) l’indennizzo da riconoscere agli azionisti di Autostrade.

La strategia dunque è questa: i grandi poteri internazionali fanno pressione sull’Europa, e di conseguenza per volere dell’Europa si anestetizza un provvedimento voluto dal Parlamento e quindi dai cittadini italiani. Una follia. Un’ingiustizia. Ed è in questa chiave che va anche letto il riassetto al vertice di Atlantia, la holding infrastrutturale che ha in pancia, tra gli asset, l’88% di Autostrade per l’Italia. Al timone arriva infatti Carlo Bertazzo, uomo di fiducia dei Benetton, direttore generale della cassaforte Edizione. Come ricorda Il Corriere, “la scelta di Bertazzo – il quale verrà affiancato tra qualche mese da un top manager per gestire le partecipate (e le concessioni all’estero) – è stata avallata dal numero uno di Edizione Gianni Mion”.

Ma, soprattutto, è stata presa – ricostruiscono diverse fonti insieme al Corriere – anche “per rassicurare gli investitori istituzionali di Atlantia. Il fondo sovrano di Singapore Gic, la banca d’affari francese Lazard e il colosso britannico del credito Hsbc”. Tutto questo è semplicemente intollerabile.

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