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“Presidente Mattarella, perchè ci ignorate sistematicamente?” L’appello dei familiari delle vittime Covid

Pubblicato il 23/02/2022 23:16

Di seguito riportiamo la lettera scritta dall’Associazione Familiari delle Vittime Covid rivolta al Presidente Mattarella.

“Egr. Presidente Mattarella,

è il Suo secondo mandato e, come tutti noi abbiamo appreso, questo Suo nuovo incarico è improntato al dialogo con i cittadini.

Il 28 giugno Lei disse a Bergamo: «Oggi ci ritroviamo per ricordare. Per fare memoria dei tanti che non ci sono più. […] Ricordare significa assumere la consapevolezza di quello che è accaduto. […] Ricordare significa riflettere seriamente, con rigorosa precisione, su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere. […] Significa anche rammentare il valore di quanto di positivo si è manifestato.»

Da due anni chiediamo a Lei un incontro in qualità di familiari delle vittime Covid-19, la maggior parte delle quali nel territorio più massacrato del mondo occidentale, Bergamo e Brescia, quel territorio da cui sono state trasmesse le tristi immagini dei camion militari che trasportavano centinaia di “corpi accatastati” cui era stata negata la dignità della sepoltura.

Da un anno chiediamo un incontro con il Presidente Draghi per essere ascoltati, perchè la nostra voce non cada nell’oblio, perché noi familiari, vittime sopravvissute alla più grande strage del secondo dopoguerra – una terza guerra mondiale secondo l’ISTAT-, non possiamo pensare che la volontà sia quella di dimenticare noi ed i nostri cari, che se ne sono andati senza che potessimo stare con loro ed accompagnarli nel loro ultimo viaggio.

Da due anni chiediamo, noi familiari delle vittime, di essere presenti alle commemorazioni ufficiali istituite proprio a memoria dei nostri cari.

Ma da due anni noi veniamo sistematicamente ignorati, nemmeno ci viene data una risposta alle decine di mail che inviamo.

Chiediamo a Lei, perchè?

Quale motivo spinge le istituzioni più alte che rappresentano i cittadini, tra cui noi, a non voler nemmeno incontrare chi ha già sofferto dolore e lutti nell’abbandono e nella solitudine, senza alcun supporto, senza alcun sostegno?

Perchè vogliamo credere che un motivo ci sia, un motivo che a noi cittadini, a noi familiari evidentemente sfugge.

Abbiamo ascoltato da più voci istituzionali che non si deve dimenticare, ma non ascoltare i familiari delle vittime è voler dimenticare, voler silenziare la voce di chi chiede solo che emerga la verità.

Una verità che di certo non è quella secondo cui l’Italia non era preparata solo perchè il virus era di origine sconosciuta; no, non lo era.

Era invece l’epidemia più annunciata nella storia per affrontare la quale dovevamo fare i necessari preparativi.

L’Italia non era preparata perché abbiamo peccato di una gravissima sottovalutazione colpevole. Non eravamo preparati.
Dal 2006 non abbiamo seguito le linee guida dell’OMS e le disposizioni dell’Unione Europea.

Non abbiamo nemmeno utilizzato l’unico manuale di istruzioni che era il piano pandemico nazionale, che avevamo, seppur obsoleto, ma ne avevamo uno a disposizione.

Non eravamo preparati perché gli ospedali non erano stati messi in sicurezza nell’emergenza, perché non c’erano DPI per i medici e per i pazienti, non c’erano ventilatori e caschi CPAP, perché non avevamo predisposto scorte di reagenti e di tamponi, né di laboratori che potessero processare i tamponi, come hanno invece fatto numerosi Paesi europei e asiatici che sono riusciti a contenere la prima ondata.

Non eravamo preparati perché abbiamo violato la legge sovranazionale, il Parlamento europeo, non eseguendo la decisione 1082/2013 e quelle applicative.

Non eravamo preparati perché non abbiamo ottemperato alle disposizioni contenute nel nuovo Regolamento Sanitario Internazionale approvato dal nostro Ministro della Salute nel 2005 e entrato in vigore nel 2007, purtroppo da allora mai implementato nella legislazione nazionale e nella predisposizione delle capacità di risposta espressamente richieste.

Perché la nostra terra bergamasca non è stata chiusa immediatamente perché istituire qui, in Valle Seriana, una zona rossa avrebbe significato “chiudere un polmone economico dell’Italia”.

Perché la terra bergamasca, lombarda, è stata sacrificata per salvare l’Italia intera.

A chi competeva essere preparati, a chi competeva dare le istruzioni e mettere a disposizione risorse finanziarie per essere preparati?

Non ai cittadini, ligi alle normative ed ai dettami che ci viene chiesto di osservare.

Competeva e compete alle Istituzioni che ci rappresentano, che rappresentano tutti e non solo alcune categorie di cittadini.

Alla nostra ricerca della verità ci è sempre stata opposta omertà, censure, tentativi di oblio e di silenziare la nostra richiesta.

Da luglio 2021 stiamo chiedendo una Commissione d’inchiesta parlamentare, che ad oggi non c’è e che, qualora venisse istituita, non indagherebbe sulla gestione della pandemia nel nostro Paese nel periodo virulento di questa pestilenza del XXI° secolo.

In tutti gli altri Paesi europei sono da tempo stati pubblicati rapporti indipendenti “su ciò che non ha funzionato, sulle carenze di sistema, sugli errori da evitare di ripetere.“ (…giusto per ripetere le parole del PDR)

Con coraggio, ancora maggiore rispetto a quello che tutti noi abbiamo dimostrato nel sopportare una strage senza sopperire, nel sopportare lutti immani nell’abbandono e nella solitudine, abbiamo proseguito nella ricerca dei documenti che potessero darci una spiegazione di quanto abbiamo sofferto, dei lutti che abbiamo vissuto e che non elaboreremo mai.

Abbiamo introdotto azioni giudiziarie perché MAI nessun rappresentante istituzionale ha avuto il coraggio, la sensibilità, il rispetto di mettersi davanti ad uno schermo e ammettere ai propri concittadini di avere sbagliato, di aver peccato di sottovalutazione, di non essere stati pronti perché non è stato fatto, nel corso degli anni, quello che in realtà era un obbligo fare: mettere in sicurezza gli italiani.

Abbiamo reso pubblici documenti, atti, leggi da cui inevitabilmente emergono responsabilità politiche, che sono evidenti e che permarranno a prescindere dall’esito della causa civile o dell’indagine giudiziaria penale.

Perché questo è grave.
Perché per questa ragione noi chiediamo da due anni di incontrare Lei e il Presidente Draghi.

Perché noi siamo cittadini, familiari delle vittime al pari di tutti gli altri familiari delle vittime Covid-19, perché non ci può essere una classifica anche rispetto alle tipologie di lutti e di vittime.

La pandemia ha cambiato le persone, i provvedimenti che sono stati adottati dalle istituzioni hanno esacerbato insofferenza, intolleranza, cattiveria tra la popolazione, innegabile allo stato dei fatti.

Stiamo assistendo ad un dilagare di crisi sociale, di odio e discriminazione tra le persone, ad un’economia stagnante e che non riparte, a una coesione sociale che si è sgretolata, una crisi cui deve essere posta fine se non si vuole arrivare ad uno sfacelo del nostro Paese, già in limine.

Aprire al dialogo con i familiari rappresenterebbe allora quel cambiamento annunciato nel Suo discorso di insediamento per il secondo mandato e rappresenterebbe una svolta all’insegna del rispetto dei cittadini, perchè il dialogo tra politica e popolo è a fondamento di ogni principio di democrazia

Associazione FamiliariVittimeCovid #sereniesempreuniti www.familiarivittimecovid19.it

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