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“Ecco perché è iniziata la fine della pandemia”: il politologo spiega quando usciremo dall’emergenza

Pubblicato il 04/01/2022 08:14 - Aggiornato il 07/12/2022 18:21

La variante Omicron segnerà la fine della pandemia, almeno “come fenomeno sociale”. Ne è convinto il politologo Yascha Mounk, autore del bestseller “Popolo vs Democrazia” e di un recente articolo intitolato “Omicron segna l’inizio della fine” in cui ha spiegato come qualcosa è profondamente cambiato nel nostro approccio al virus. I non vaccinati continuano a rifiutare la somministrazione, i vaccinati non sono più disposti a subire restrizioni come i lockdown, viste invece in passato. Per questo a livello politico si andrà verso scelte che serviranno “ad adattarsi alla crisi piuttosto che ad appiattire davvero la curva dei contagi”.

Intervistato dal Corriere della Sera, Mounk ha spiegato che esistono “due modi per i quali la pandemia potrebbe finire nel 2022. Il primo è biologico: scoprire che Omicron non fa ammalare in modo grave la netta maggioranza delle persone e che l’esposizione a questa variante, se vaccinati, protegge da ceppi futuri. Così l’oggettiva minaccia del Covid cesserebbe di essere significativa. Ma questa è una congettura. Non sappiamo se sarà così, anche se è una speranza e uno scenario plausibile”.

L’alternativa, secondo il politologo, è che la pandemia finisca in maniera “sociale: ci siamo abituati al fatto che la nostra vita implicherà più rischi nel 2022 rispetto al 2019, ma collettivamente e individualmente scegliamo che vivere in modo più normale valga la pena di correre quei rischi. Anche se Omicron dovesse essere più pericolosa di quanto speriamo e anche se varianti future dovessero essere più gravi, sceglieremo di tornare ad una nuova normalità e non al lockdown: non smetteremo di vedere gli amici, di andare a cena fuori…. In questo senso che penso che il 2022 probabilmente porterà la fine della pandemia. I nostri antenati hanno vissuto in contesti in cui i rischi per la loro vita ogni giorno erano enormemente superiori a quelli che affrontiamo noi. Eppure sceglievano di uscire e interagire: è un bisogno degli esseri umani. Quel che eroicamente abbiamo scelto nella primavera 2020 sarà sempre l’eccezione nella Storia”.

Infine, ha concluso Mounk, “i rischi oggettivi sono significativamente più bassi ora rispetto al marzo 2020 perché in un Paese come l’Italia oltre l’80% della popolazione è vaccinato e molti hanno avuto un qualche contatto con il viru. Poi c’è la stanchezza: ci siamo preoccupati così a lungo, non ne possiamo più. Tirando le somme è evidente che la reazione ad Omicron è assai diversa rispetto agli stadi iniziali della pandemia. I governi applicano alcune restrizioni, le persone sono un po’ più attente, ma non sono disposte a stravolgere le loro vite come nella primavera del 2020”.

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