Vai al contenuto

Draghi si riprende il Superbonus. La mazzata finale del governo sul 110%. Chi risponderà delle truffe

Pubblicato il 24/06/2022 11:55

Il Fisco si riprenderà i soldi delle truffe e delle irregolarità legate al Superbonus anche dalle banche e delle Poste che avevano l’incarico di controllare la documentazione. Questo l’atto finale del discusso incentivo che tanto ha fatto discutere nel corso di questi mesi, con l’Agenzia delle Entrate che ha già mostrato i muscoli facendo sapere di non essere disposta a fare sconti: i soldi dovranno essere recuperati, anche chiamando in causa gli intermediari. Nell’ultima circolare del Fisco c’è così un lungo elenco di possibili irregolarità per le quali potrà essere chiesta la restituzione del denaro.

Come spiegato da Fiorina Capozzi sulle pagine della Verità, l’agenzia guidata da Ernesto Maria Ruffini ha comunicato che “nell’ambito dell’ordinaria attività di controllo procede, in base ad analisi di rischio, alla verifica della sussistenza dei presupposti che danno diritto alla detrazione. Qualora sia accertata la mancata integrazione, anche parziale, dei requisiti che danno diritto alla detrazione d’imposta, l’Agenzia delle Entrate provvede al recupero dell’importo corrispondente alla detrazione non spettante nei confronti del soggetto che ha eserctitato l’opzione, maggiorato”.

Il recupero della somma della detrazione non spettante sarà fatto nei confronti del soggetto beneficiario. I fornitori e i soggetti cessionari rispondono invece solo per l’eventuale utilizzo del credito d’imposta in modo irregolare o in misura maggiore rispetto al credito d’imposta ricevuto, a meno che non ci sia stato un concorso nella violazione. In questo caso, secondo l’Agenzia, c’è la responsabilità in solido del fornitore che ha applicato lo sconto e dei cessionari per il pagamento dell’importo corrispondente alla detrazione non spettante e dei relativi interessi.

Le responsabilità andranno appurate caso per caso su ogni singola istruttoria. Per definirle, il Fisco si baserà su una serie di elementi come l’assenza di documentazione o la palese contraddittorietà rispetto al riscontro documentale prodotto, o ancora l’incoerenza reddituale e patrimoniale tra il valore e l’oggetto dei lavori eseguiti e il profilo dei committenti beneficiari.

Ti potrebbe interessare anche: Pandemia a trasmissione sessuale. E per non restar “disoccupati”, ecco cosa s’inventano le virostar

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure