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Scatta oggi la censura dell’Europa sui social e sui siti d’informazione. Ecco cosa si rischia e come funziona

Pubblicato il 25/08/2023 11:28 - Aggiornato il 25/08/2023 11:29
Digital Services Act censura

Per chi ha a che fare col mondo della scuola l’acronimo DSA suona ormai familiare, e sta per Disturbo specifico dell’apprendimento. Da oggi in poi, però, gli italiani dovranno associare questo acronimo anche a un’altra cosa, ossia il Digital Services Act. Lo sintetizziamo così e poi lo spieghiamo nel dettaglio: è la censura europea a internet. Entra in vigore il 25 agosto e vale per 19 grandi piattaforme online, tra cui Amazon, App Store, Bing, Booking, Facebook, Google Maps, Google Play, Google Search, Google Shopping, Instagram, LinkedIn, Pinterest, Snapchat, TikTok, X (che sarebbe Twitter dopo che Elon Musk gli ha cambiato nome), Wikipedia, Youtube e Zalando e Aliexpress. È solo un assaggio, perché poi dal 17 febbraio 2024 sarà allargato a tutte le piattaforme. (Continua a leggere dopo la foto)
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Come denuncia LaVerità questo Digital Services Act rischia di essere il primo tassello di un sistema di “censura” online. Perché? Come in tutte le cose manovrate dal Sistema, il principio di facciata è nobilissimo. Dietro, però, si nascondo altri interessi. Quindi: il presupposto è quello di proteggere gli utenti da contenuti illegali (pedopornografia, terrorismo, haters) online. Bene. Se usciamo dal cono d’ombra, però, cosa vediamo dietro? Spiega Maddalena Loy che alcuni degli articoli che costituiscono il DSA suggeriscono che potrebbero essere imposti limiti di natura politica, travestiti da istituzionali, sulla libera circolazione dell’informazione. Una perfetta continuazione del modello Covid e del modello guerra in Ucraina: “Ciò che sarà considerato ‘vero‘ non corrisponderà necessariamente alla realtà dei fatti, ma piuttosto a quello che organismi sovranazionali decideranno che lo sia”. (Continua a leggere dopo la foto)
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Digital Services Act, ovvero la censura europea di Internet

Il Digital Services Act prevede che le regole per pubblicare informazioni verranno stabilite dal nascente Comitato europeo per i servizi digitali. Altro che Minculpop! Come farà questo nascente gruppo di controllo, che dovrà stabilire cosa è vero e cosa è falso, a essere indipendente se sarà guidato dalla Commissione Europea? Il tutto è più inquietante se si legge il considerando 91, quello che riguarda le crisi. Qui c’è scritto che “potrebbe essere necessario adottare con urgenza determinate misure specifiche”. In caso di crisi, si presuppone, la Commissione potrà richiedere l’adattamento dei processi di “moderazione dei contenuti”, cioè la censura. (Continua a leggere dopo la foto)
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Digital Services Act censura

Le prove generali, lo abbiamo visto e raccontato, sono state fatte con il Covid, con i cosiddetti fact checker o debunker che avallavano solo la verità del Sistema e bollavano come fake news la controinformazione. Ma attenzione, perché non finisce qui. Oltre alla censura, il Digital Services Act istituisce anche le sanzioni. Che saranno piuttosto severe. Gli utenti diventeranno a rischio sospensione dopo un solo avvertimento e le aziende che diffondono contenuti valutati come “falsi” o “fuorvianti” saranno a rischio di riduzione degli incentivi finanziari.

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