Ma Luigi Di Maio è ancora il nostro ministro degli Esteri? Una domanda che potrebbe sembrare semplice provocazione e che invece viene spontanea visto il recente evolversi degli eventi, con l’esponente grillino sempre avvolto da una fittissima nebbia di silenzi e assenze di fronte a casi che, pure, richiederebbero eccome una sua presa di posizione. Pensiamo, per esempio, al caso Oms denunciato da Report: l’Organizzazione continua a impedire ai suoi funzionari di essere ascoltati dalla Procura di Bergamo, nascondendoli dietro l’immunità diplomatica. Dalla Farnesina tutto tace, nonostante la gravità della dinamica.
Di Maio, evidentemente, non considera importante fare chiarezza su una vicenda che ha visto un dossier dell’Oms prima pubblicato e poi sparito nel nulla dopo fortissime pressioni. Il tutto perché il documento evidenziava come il piano pandemico italiano fosse arretratissimo, fermo addirittura al 2006. Bazzecole, per Giggino. Silente anche di fronte agli sviluppi drammatici del caso Regeni. Paola e Claudio, i genitori del ragazzo italiano ucciso in Egitto da giorni di sevizie e torture, hanno lanciato un disperato appello: “L’Italia ritiri il suo ambasciatore dal Paese africano”, invitando poi il governo a “un sussulto di dignità”. Anche perché, sostengono i due, la lotta per la verità sulla morte del figlio potrebbe coincidere con una battaglia per un’Egitto più democratico e trasparente.
Il legale che assiste la famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, attraverso le pagine del Corriere della Sera ha indicato alcuni obiettivi da perseguire: innanzitutto, riuscire a ottenere gli indirizzi dei quattro ufficiali dei servizi segreti egiziani indagati dai pm romani. Il presidente della Camera Roberto Fico ha replicato: “Prima, però, bisognerà convincere le autorità africane del fatto che non saranno tollerati depistaggi. Ho detto ad Al Sisi che non ci saremmo bevuti la storia dei rapinatori o qualsiasi altra ricostruzione fuorviante. La questione Regeni è una questione di Stato”.
E Luigi Di Maio? Verrebbe da chiedere a lui per quanto ancora l’Italia accetterà di farsi prendere in giro dal governo del Cairo su una vicenda così grave, intollerabile. Non fosse altro che il ministro degli Esteri è ormai figura sempre più ectoplasmatica. Si muove lontano dai riflettori, tesse trame per un futuro luminoso, il suo innanzitutto ed eventualmente quello dei suoi compagni giallorossi. Non risponde, se lo fa si limita a frasi di circostanza. Ormai totalmente altro rispetto alla figura battagliera che scendeva mesi fa nelle piazze, quando parole come “verità” e “trasparenza” erano ancora parte del suo vocabolario.
Ti potrebbe interessare anche: Cassese: “Allo Stato conviene tenere gli italiani schiavi della burocrazia”