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Da una informazione malata non si tirano fuori notizie

Pubblicato il 07/03/2022 16:26 - Aggiornato il 07/12/2022 18:06

Di Gianluigi Paragone.

Cosa hanno in comune Andrea Scanzi e Gianni Riotta? La stessa idea di… giornalismo. 

L’altro giorno il gemello diverso di Marco Travaglio (che per il terzo mese di fila sta dietro al sottoscritto nella classifica generale di Facebook per interazioni e video più seguiti: in poche parole io sono il primo e lui il secondo) ha pubblicato in un post una foto dove Matteo Salvini sorrideva accanto a Vladimir Putin col seguente commento: poveraccio. Il guaio – per Scanzi – era che in quella foto Salvini e Putin fossero in compagnia di Conte e Di Maio. Insomma un taglio in stile sovietico, una di quelle purghe compiute da Stalin per far sparire Trockji e dissidenti vari. Ovviamente l’opinionista caro alla Gruber – quella che sfotteva elegantemente Mario Giordano per la sua voce e che si vanta di boicottare chi non la pensa come lei in materia di vaccini (e non solo) – si è ritrovato purgato a sua volta dalla stessa rete, che non gli ha perdonato la fake.

Compare di fake e del giornalismo fazioso è pure Gianni Riotta, l’oggetto misterioso dell’informazione italiana (a me fa sempre venire in mente la caricatura che Forattini faceva di Giovanni Goria: l’uomo senza volto, solo con barba e capelli. Insomma, il nulla). Nei giorni scorsi Riotta – celebre per non conoscere l’intero articolo uno della Costituzione ma arrogante a tal punto di dare pure lezione agli altri (andate su YouTube per godervi la colossale figura da nulla rimediata in diretta televisiva) – ha stilato una specie di lista dei filo-putiniani in Italia con l’ardita tesi, accompagnata dalla tesi che i no vax sarebbero l’ossatura di questa compagnia. Tesi smentita dai fatti visto che tantissimi profughi ucraini non hanno una copertura vaccinale, e si stanno opponendo alla profilassi: chissà se qualche giornalista avrà voglia di accendere le telecamere e raccontare questo aspetto della vicenda.

Ovviamente ognuno è libero di pensare quel che vuole, ma il guaio è che se Scanzi si limita a dare pagelle “ad minchiam” come direbbe il compianto Scoglio, il secondo fa parte della task force dell’European digital media observatory, gruppo finalizzato a sorvegliare sulla disinformazione nella guerra in Ucraina da parte dei media. Che di un “fact checking team” col compito di controllo, verifica e alfabetizzazione dei media faccia parte un signore che nemmeno conosce i primi articoli della Costituzione e che stila liste discutibili fa capire la serietà del lavoro targato Ue. E muove il sospetto sull’intera operazione di fact checking e dai cui esiti si bannano siti, canali YouTube e pagine Facebook.

Scanzi e Riotta sono le facce da salotto del giornalismo italiano, quello che piace alla Gruber (il primo) e ai padroni (il secondo). Quel giornalismo che piega la verità, taglia le foto, stila pagelle. E si spela le mani per non dispiacere a Mario Draghi. Il quale, nella conferenza stampa di fine anno, si permetteva pure di negare domande sulla partita del Quirinale. Col placet dei giornalisti. I quali ben si sono guardati dal fare domande e inchieste sulla gestione della pandemia, sulle misure sanitarie, sulla leggerezza con cui certe gare d’appalto erano state condotte, e altro ancora. o ancora sul ruolo di SuperMario in questa situazione di guerra e di tensioni internazionali rispetto ai colleghi stranieri, Macron e Scholz in testa; tanto che avrebbe senso domandarsi il perché di una maggioranza così larga per continuare a non contare nulla o se il premier si nasconde perché davvero sta pensando a come lasciare Palazzo Chigi.